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Pisa, la famiglia del (falso) smemorato ora chiede silenzio: “È una situazione dolorosa”

I familiari di Salvatore Mannino, l’imprenditore scomparso da Lajatico e poi ritrovato in Scozia apparentemente senza memoria, stanno vivendo una situazione drammatica e dolorosa che purtroppo non è stata risolta con il ritrovamento del congiunto. Lo scrive in una lettera l’avvocato della famiglia chiedendo a questo punto il silenzio stampa.
A cura di Susanna Picone
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La famiglia di Salvatore Mannino, l'imprenditore di Lajatico (Pisa) che per giorni ha finto di aver perso la memoria, ora chiede di essere dimenticata. Lo fa attraverso una lettera inviata all’Ansa da parte dell’avvocato di famiglia, Ivo Gronchi, in cui la moglie e gli altri parenti dell’imprenditore “smemorato” chiedono di ricondurre l’intera vicenda “all’interno dello stretto ambito familiare”. I suoi familiari “stanno vivendo una situazione drammatica e dolorosa che purtroppo non è stata risolta con il ritrovamento del congiunto”, ha scritto l’avvocato chiedendo appunto il silenzio stampa da parte dei media. Le vicende successive al ritrovamento in Scozia dell'imprenditore hanno determinato nei suoi familiari “un aumento dello stato d'ansia e di preoccupazione in considerazione dell'evoluzione delle condizioni di salute del signor Mannino, nonché per tutto quanto emerso successivamente al suo ritrovamento e nel corso della degenza ospedaliera”. D’ora in poi se vorrà farlo sarà Salvatore Mannino, quando verrà dimesso dall'ospedale, a spiegare l'accaduto ai media.

Mannino è ancora in ospedale: sarà lui, nel caso, a parlare con i giornalisti – Salvatore Mannino è al momento ancora ricoverato presso l'unità funzionale servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell'Asl Toscana Nord Ovest al Santa Chiara di Pisa. “I miei assistiti – si legge nella lettera dell’avvocato – non hanno null'altro da aggiungere a quanto copiosamente detto, scritto, fotografato e documentato su questa complessa vicenda e chiedono che su di loro i riflettori si spengano. Il diritto di cronaca nell'interesse dell'opinione pubblica, a questo punto della vicenda, trova il suo limite nel diritto dei mie assistiti di tornare al loro quotidiano provando a ripartire con la propria vita. Quella vita, tranquilla e serena interrottasi improvvisamente e senza loro colpa il 19 settembre scorso”.

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