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Pisa, giochi erotici con strumenti chirurgici: medico scoperto con una penna usb e condannato

Confermata dalla Cassazione la condanna a carico di un medico finito, nel 2014, al centro di una vicenda che aveva gridare alla scandalo in corsia. Dopo la scoperta di alcune foto a sfondo sessuale in una penna usb, nell’abitazione del medico erano stati rinvenuti ferri comunemente impiegati per micro-operazioni al naso e risultati di proprietà dell’Azienda ospedaliera pisana: un fatto che era stato sufficiente per formulare un’imputazione per peculato.
A cura di Susanna Picone
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La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna dei giudici d’appello a carico di un medico cinquantenne di Pisa. La Corte ha rigettato il ricorso del medico condannando l’imputato anche al pagamento di duemila euro in favore della cassa delle ammende e alla rifusione delle spese di giudizio dell’Azienda ospedaliera pisana (costituita in giudizio) per 3500 euro oltre accessori di legge. La vicenda – ricostruita dopo la decisione della Cassazione dal quotidiano La Nazione – iniziò nel 2014, quando l’addetto di una lavanderia di Ponsacco (Pisa) trovò, in un camice, una penna usb. L’uomo raccontò di aver guardato i contenuti della chiavetta per risalire al proprietario e di aver scoperto che quell’archivio digitale conteneva scatti particolari anche a sfondo sessuale dove degli strumenti chirurgici sarebbero stati utilizzati per giochi erotici anche a bordo di un mezzo a Collesalvetti, oltre che per le normali attività ambulatoriali.

A casa del medico ferri chirurgici – Sui fatti indagarono i carabinieri che perquisirono anche la casa del medico e trovarono alcuni ferri comunemente impiegati per micro-operazioni al naso e risultati di proprietà della Aoup; un fatto che, per la Procura, bastò per formulare a carico del medico un’imputazione per peculato stimabile sui 15000 euro. Con la stessa accusa, era stata coinvolta nei fatti anche un’amica del medico presente in quelle foto, ma poi la sua posizione è stata archiviata. Secondo il medico imputato, la Corte d’appello aveva “omesso di valutare elementi dimostrativi della presa in consegna del materiale sanitario da parte del medico per ragioni di custodia dovute a pregressi furti o smarrimenti in vista di un successivo utilizzo in ambito ospedaliero”. Ma la Cassazione ha appunto respinto il suo ricorso confermando la condanna nei suoi confronti.

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