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Pisa, calciatore 16enne in terapia intensiva per meningite: non era vaccinato

L’adolescente residente a Santa Croce sull’Arno è ricoverato da alcune ore nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Empoli con una diagnosi di meningite di tipo B confermata dalle analisi di laboratorio. La Asl ha avviato immediatamente la profilassi su parenti, amici di scuola e compagni di squadra.
A cura di Antonio Palma
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Un ragazzo toscano di 16 anni residente a Santa Croce sull'Arno, nel Pisano, è ricoverato da alcune ore  nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Empoli con una diagnosi di meningite di tipo B. La conferma della diagnosi fatta dai medici è arrivata dai risultati del laboratorio di immunologia dell'ospedale pediatrico  Meyer di Firenze. Come spiega la Asl Toscana centro in una nota, il ragazzo era arrivato al pronto soccorso dell’ospedale San Giuseppe la notte scorsa dopo aver accusato nella giornata di lunedì forti  malesseri con vomito e cefalea. Subito sottoposto agli accertamenti del caso, i medici hanno capito che era meningite e viste le sue condizioni hanno disposto il ricovero in terapia intensiva. Come hanno spiegato sempre dalla Asl toscana, il sedicenne "non era vaccinato per meningococco B".

La diagnosi di meningite ha fatto scattare immediatamente l’inchiesta epidemiologica e le procedure per la profilassi da parte dell'Unità Funzionale di Igiene Pubblica di Empoli. La Asl ha richiamato tutte le persone che sono state a contatto stretto col giovane nei giorni scorsi invitandoli a sottoporsi  alla copertura antibiotica prevista in questi casi. Si è partito ovviamente da genitori e parenti stretti ma poi la profilassi è stata estesa a compagni di scuola e di calcio. La Asl ha precisato che il sedicenne "frequenta l'Istituto professionale Checchi di Fucecchio" ma che i soli compagni e le insegnanti della classe interessata sono stati individuati e saranno contattati per la profilassi. L'adolescente inoltre gioca  in una squadra di calcio di Santa Croce e per questo caso si sta procedendo anche a contattare i compagni di squadra. La profilassi infatti è necessaria solo in chi ha avuto contatti prolungati e ravvicinati con l'ammalato perché il meningococco è un batterio che non vive nell’ambiente, per cui al di là della profilassi dei soli contatti stretti non sono necessari ulteriori provvedimenti.

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