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Pierpaolo Sepe riscopre Eduardo con un’inedita versione di “Sik-Sik, l’artefice magico”

Il regista napoletano Pierpaolo Sepe porta in scena una versione inedita di “Sik-Sik, l’artefice magico”. Dopo ottantacinque anni dal debutto, torna sul palcoscenico del Teatro Nuovo la commedia che lanciò il giovane Eduardo.
A cura di Andrea Esposito
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“Sik-Sik, l’artefice magico”, ma potremmo anche chiamarlo “l’Eduardo ritrovato”. E già, poiché il nuovo spettacolo di Pierpaolo Sepe, che ha debuttato in anteprima alla 34esima edizione di Benevento Città Spettacolo, mette insieme l’atto unico pubblicato dal Maestro in “La Cantata dei giorni pari”, con una versione più snella, e fino ad oggi sconosciuta, ripescata dall’archivio del critico teatrale Giulio Baffi che, nel lontano 1979, ebbe l’intuizione di registrare l’intera pièce andata in scena al Teatro San Ferdinando.

La prima versione, datata 1929, è un testo drammaturgicamente più compiuto, ma breve, uno “sketch” che, insieme a molti altri, formava una rivista dal titolo “Pulcinella principe in sogno” che debuttò, nello stesso anno e con grande successo, sul palcoscenico del Teatro Nuovo segnando l’inizio della fortunata carriera di Eduardo. Il personaggio di Sik-Sik, infatti, un mago cialtrone dalla parlata “curiosa”, è senza dubbio uno dei capostipiti dei tipi eduardiani: comico, ma con un retrogusto amaro; sgrammaticato e dislessico, ma funambolico nelle associazioni, nella creazione di equivoci; impareggiabile inventore di neologismi destinati a diventare autentici tormentoni.

Oggi, dopo oltre ottanta anni, lo spettacolo torna al Teatro Nuovo (in programma dal 29 gennaio al 2 febbraio) in una versione integrata, aggiornata, ma comunque fedele allo spirito originario. A interpretare il ruolo che fu di Eduardo, Benedetto Casillo che, pur non essendo “sik-sik” (in dialetto napoletano: magro-molto magro, un’autocanzonatura dello stesso De Filippo), restituisce alla perfezione quel clima sgangherato e lazzarone che fa da cornice alla commedia.

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La storia è un classico esempio di teatro popolare, affidata quasi interamente all’istrionismo dell’interprete nel sorprendere il pubblico con improvvisazioni e guizzi sagaci: Sik-Sik è un illusionista che si esibisce in teatri di terz’ordine con la moglie Giorgetta. Una sera, il suo aiutante Nicola arriva in ritardo e il mago è costretto a sostituirlo con Rafele, uno stupidotto capitatogli per caso tra i piedi. All’ultimo minuto però si presenta Nicola e tra le due "spalle" ha inizio una chiassosa baruffa che ha come conseguenza la scomparsa di una colomba bianca e di un lucchetto truccato, necessario per il numero della sparizione di Giorgetta. È così che Giorgetta, rimasta prigioniera nel baule, dovrà essere liberata a martellate dal marito, mentre dal cappello di Rafele, al termine del numero, anziché una colomba, salterà fuori un pollastro nero.

Durante le prove, Pierpaolo Sepe, reduce dal successo di “Medea” che ha debuttato al Piccolo Teatro lo scorso novembre, ci spiega che per la messinscena ha ideato una grossa scatola di legno su cui campeggia la scritta “Silenzio”, parola che allude “al silenzio che affligge il teatro italiano costretto a inseguire le richieste dei produttori che premiano solo la spettacolarità dell’evento anziché la libertà creativa degli artisti e la ricerca di nuovi linguaggi”.

Ma con Sepe, nel corso dell’intervista, abbiamo dialogato a tutto campo di teatro e della difficile situazione italiana in cui si continuano a registrare chiusure di sale, occupazioni forzate e annunci di riforme che però “rischiano di non cambiare un bel niente, dato che se si continua di questo passo tra poco di teatro non ce ne sarà quasi più”.

Dopo le prove, però, c’è il tempo di scambiare qualche battuta anche con Benedetto Casillo, che stempera tutto con la sua ironia debordante. Noi, stando al gioco, gli lanciamo subito l’assist: “Casillo, ma alla fine il trucco riuscirà o no?” e lui, furbo: “Embè dovete venire a vedere lo spettacolo”.

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