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Pesto avariato, per l’Istituto Superiore di Sanità il botulino non c’è

Le prime analisi sul pesto ritirato dal mercato perché a rischio botulino sarebbero state “smentite” dagli accertamenti più approfonditi compiuti dall’Istituto Superiore di Sanità che avrebbe, appunto, escluso la presenza della pericolosa tossina. Aperta un’inchiesta.
A cura di Susanna Picone
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La vicenda delle confezioni di pesto ritirate dal mercato perché a rischio botulino ha spinto la Procura di Genova ad avviare un’inchiesta. L’allarme era scattato nei giorni scorsi dopo che in alcune confezioni del pesto prodotto dalla ditta genovese Bruzzone e Ferrari erano state rinvenute delle tracce di spore potenzialmente in grado di produrre botulino. Quelle prime analisi hanno spinto l’Istituto Superiore di Sanità a compiere ulteriori controlli e, secondo quanto si apprende, da parte loro non sarebbe stata rilevata la presenza di botulino. I risultati dell’Iss hanno escluso al 95% la presenza della pericolosa tossina nelle confezioni di pesto appartenenti al lotto sospetto, che erano subito state tolte dal commercio, e nel sangue delle persone che nei giorni scorsi sono state ricoverate in osservazione negli ospedali cittadini dopo aver consumato il prodotto.

I produttori non commentano in assenza di dati certi – Eppure, appena qualche ora prima, quella tossina era stata ritrovata nelle confezioni della famosa salsa ligure. Per ora, scrive Repubblica nella sua edizione di Genova, le persone coinvolte non hanno spiegato nulla di utile per far luce sul pasticcio delle analisi. E Stefano Bruzzone, uno dei titolari della ditta di Prà che ha subito il danno, non ha voluto commentare: “Parleremo giovedì prossimo quando arriveranno i risultati definitivi, sia dell’Istituto Superiore di Sanità, sia dell’Istituto Zooprofilattico di Torino”. Ma intanto ci si chiede cosa è accaduto nel corso delle diverse analisi e per trovare una risposta il Ministero della Salute ieri ha riunito a Roma gli esperti. Repubblica scrive ciò che sarebbe trapelato e cioè che gli esami in autotutela avrebbero evidenziato solo la presenza di spore del “Clostridio Botulinico”, ma non si sarebbe indagato sulla tossina che determina danni se ingerita.

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