Pescara, arrestato per pedopornografia maestro di musica: sul pc anche foto di Yara
Foto di suoi allievi e altre rubate direttamente dal web, tra le quali alcuni scatti di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa nel novembre del 2010 a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, e ritrovata cadavere tre mesi più tardi in un campo aperto a Chignolo d'Isola, a circa 10 chilometri di distanza dalla casa nella quale viveva con i genitori. È questo quanto hanno trovato gli agenti del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Abruzzo di Pescara sul computer di un uomo che è stato arrestato nella mattinata di oggi, giovedì 28 giugno, perché in possesso di una quantità ingente di materiale pedopornografico.
Si tratta di un maestro di musica di 49 anni, residente in un centro del litorale abruzzese, che attualmente si trova ai domiciliari. L'uomo effettuava lezioni private oltre ad insegnare in una scuola della zona. Su hard disk e supporti informatici, gli agenti della Polpost, diretti dal vicequestore Elisabetta Narciso, hanno trovato circa 5.600 video e 130mila immagini pornografiche, di cui 1.075 pedopornografiche. Molte di queste foto, che ritraevano anche suoi allievi, venivano scambiate con altri soggetti attraverso conversazioni via Skype.
Gli accertamenti nei confronti del 49enne erano scattati lo scorso dicembre, nell'ambito di una più ampia indagine partita da Milano. La misura restrittiva si è resa necessaria per la spiccata inclinazione pedofila e per l'attività lavorativa dell'uomo. "La professione che l'uomo esercitava e il contatto costante con i minori sono stati motivo di grande allarme. Le immagini di rilievo trovate nel materiale sequestrato verranno inviate alla banca dati dell'Interpol, nell'ambito della nostra attività quotidiana finalizzata a costruire una rete virtuosa di contrasto a questi fenomeni", ha commentato Elvira D'Amato, responsabile della sezione Cybercrime della Polpost di Pescara. Il maestro ha ora l'obbligo di non avere contatti telefonici o telematici con persone diverse dai familiari conviventi, quindi con i suoi fratelli, a cui sono stati sequestrati tutti i supporti informatici, tra cui computer, tablet, smartphone ed hard disk.