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Perugia, il giallo di Maura, massacarata a colpi di fucile mentre andava al lavoro

Il pomeriggio del 6 novembre 1997, Maura Fondacci, 31 anni, viene massacrata con un fucile da caccia nell’abitacolo della sua auto nelle campagne umbre. Nel mirino degli inquirenti finisce un solitario trentenne del posto. Nella casa e nell’auto gli investigatori faranno delle scoperte sconcertanti. La verità, però, è ancora lontana.
A cura di Angela Marino
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È un venerdì di inizio novembre, il clima, nelle campagne a nord di Perugia è ancora mite e dolce. Maura Fondacci, ‘Mauretta' per i familiari, sale in auto per andare a lavorare al negozio a Casamorcia, a 11 chilometri da Gubbio, dove con il fratello Maurizio e la cognata vende manicaretti di pasta fresca. La strada, un viottolo bianco sterrato nella campagne umbre, è deserta a quell'ora. "Ti raggiungo tra poco", la saluta il fratello Maurizio che, infatti, poco dopo sfreccia lungo la stessa strada, dove, con sgomento, nota l'auto di sua sorella ferma fuori strada, il finestrino in frantumi. Maura è riversa sul sedile del passeggero, priva di sensi. Corre veloce verso la prima abitazione dove poter chiedere soccorso: "Mia sorella ha avuto un malore, un incidente", dice al parroco don Cristoforo, che con lui torna ad attendere i soccorsi accanto all'auto.

Inutile la corsa in ambulanza: Mauretta smette di respirare prima che possa essere soccorsa all'ospedale di Gubbio. Che è successo? Ha avuto un mancamento e ha perso il controllo dell'auto? Una tragedia inevitabile? Purtroppo no. Sotto i vestiti della bionda trentunenne di Gubbio spuntano delle profonde ferite da arma da fuoco. È stato un fucile da caccia a portare via la vita a Maura, un fucile a pallettoni, di quelli che i cacciatori usano per abbattere i cinghiali. E quel sei novembre mite e dolce, a Gubbio cala il gelo.

La telefonata anonima

Mauretta, 31 anni, un fidanzato e un matrimonio imminente, è una ragazza gentile e disponibile, senza nemici né conflitti. Una ragazza normale trucidata in un freddo agguato che disorienta gli inquirenti. Si indaga sulla vita privata della ragazza, il fratello e il fidanzato vengono sottoposti al test dello stub e entrambi vengono scagionati. Se vicino a Maura nessuno è sospettabile, allora bisogna guardare lontano. È proprio don Cristoforo il prete che era accorso sul luogo della tragedia, a lanciare dall'altare un duro appello: ‘chi è stato si faccia avanti'. È un amo lanciato in un mare di diffidenza, ma qualcuno abbocca. Dopo la predica gli investigatori ricevono una strana telefonata da una donna che vuole rimanere anonima. "A Gubbio c'è un uomo che molesta le ragazze".

‘Il molestatore'

Le attenzioni ricadono immediatamente su un giovane che abita poco lontano da casa Fondacci. Trent'anni, introverso, solo in casa con la madre da dopo la morte del padre, ricoverato al centro di Igiene Mentale per ‘sindrome dissociativa', M.R., finisce sulla lista degli indagati. In casa sua vengono trovati diari che raccontano i grandi disagi del trentenne con l'universo femminile. Non solo. Il giovane aveva appuntato le su un'agenda le targhe delle donne che lo attraevano. Un particolare che si ricollega direttamente alle testimonianze di diverse donne che aveva fermato mentre erano in auto e costretto ad abbassare il finestrino. A completare il quadro indiziario, oltre alla mancanza di un alibi, arriva il ritrovamento di un fucile da caccia e di alcune munizioni sotto il sedile posteriore della sua auto.

La sentenza

Al processo contro di lui ci sono diciassette indizi. E nessuna prova. A fronte di una prima richiesta di condanna all'ergastolo l'imputato viene prosciolto e risarcito per ingiusta detenzione con una somma che supera i 100mila euro. Dopo l'assoluzione definitiva nessuno ha più cercato l'assassino di Maura. A distanza di più di vent'anni la famiglia Fondacci si chiede ancora come si possa morire in una vita onesta e senza nubi, mentre si va al lavoro.

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