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Pensioni di cittadinanza: 780 euro anche per quelle di invalidità (ma con quali risorse?)

Pochi giorni fa, durante un’intervista concessa a Stasera Italia, il vicepremier Luigi Di Maio è tornato a parlare delle pensioni di cittadinanza e ha dichiarato che dal 2019 anche le pensioni di invalidità verranno aumentate a 780 euro al mese. La domanda sorge spontanea: in che modo il governo riuscirà a erogare reddito e pensioni di cittadinanza a milioni e milioni di cittadini sotto la soglia di povertà con soli 10 miliardi di euro?
A cura di Charlotte Matteini
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Pochi giorni fa, durante un'intervista concessa a Stasera Italia, il vicepremier Luigi Di Maio è tornato a parlare delle pensioni di cittadinanza e ha dichiarato che dal 2019 anche le pensioni di invalidità verranno aumentate a 780 euro al mese. "Nessuno in passato aveva pensato davvero a chi prende una pensione di invalidità e ha più spese rispetto agli altri cittadini. Adesso grazie alla pensione di cittadinanza potranno vivere in maniera dignitosa aumentando il loro misero sussidio di invalidità a 780 euro. Con noi al Governo nessuno rimarrà più indietro", si legge nella didascalia a corredo del post Facebook con cui è stata rilanciata la dichiarazioni sui social network.

"Voglio darle una notizia stasera, perché ci siamo riusciti. Anche tutte le persone che hanno un'invalidità, che sono diversamente abili e hanno una pensione di invalidità sotto i 780 euro mensili accederanno al sistema del reddito di cittadinanza e quindi arriveranno con un'integrazione a 780 euro al mese. Tutte quelle persone invalide che oggi hanno seri problemi ad arrivare alla fine del mese perché hanno più costi delle persone normodotate potranno avere fino a 780 euro al mese grazie al sistema del reddito che prevede pensioni di cittadinanza e reddito di cittadinanza", ha spiegato Di Maio in trasmissione.

Da mesi, ormai, il governo del cambiamento propaganda l'arrivo delle misure per il contrasto alla povertà e da mesi Di Maio dichiara che dal 2019 nessuno prenderà più meno di 780 euro di pensione al mese. Nella mattinata di oggi, Di Maio è tornato a rincarare la dose scrivendo su Facebook: "Non ci dimentichiamo di chi invece ha da sempre stretto i denti, costretto a vivere sotto la soglia di povertà e infatti aumenteremo finalmente le pensioni minime". 

Insomma, mettendo insieme le varie dichiarazioni diffuse in questi mesi – gli unici elementi su cui possiamo basarci al momento mancando il testo del decreto ad hoc che andrà a istituire reddito e pensioni di cittadinanza – il governo aumenterà le pensioni minime e di invalidità a 780 euro al mese. La domanda sorge spontanea: con quali soldi faranno tutto questo? La bozza di legge di bilancio che questa sera dovrebbe essere approvata dalla Camera con la fiducia prevede uno stanziamento pari a 10 miliardi di euro per il sistema del reddito di cittadinanza che contiene al suo interno anche l'integrazione alle pensioni minime e di invalidità. Circa 1,5 miliardi di euro verranno utilizzati per il riordino dei centri per l'impiego, dunque a conti fatti rimangono circa 8,5 miliardi di risorse libere per le integrazioni di reddito da erogare a chi ha un reddito sotto la soglia di povertà.

L'argomento pensioni di invalidità è molto complesso e dire che verranno aumentate a 780 euro al mese vuol dire tutto e vuol dire nulla: cercando di spiegare per sommi capi, questo trattamento assistenziale viene concesso agli invalidi civili con una percentuale di invalidità da 74 al 99% che rispettano determinati requisiti anche di reddito, mentre agli invalidi totali, dunque al 100%, viene erogata la pensione di inabilità. L'assegno mensile ammonta a circa 280 euro al mese, dunque 500 euro in meno dei 780 euro che Di Maio promette di erogare a tutti. In caso di invalidità totale, ai pensionati non ricoverati gratuitamente può essere erogata anche un'indennità di accompagnamento da 513 euro mensili. Gli inabili con indennità di accompagnamento, dunque, percepiscono circa 10 euro in più dei 780 euro mensili promessi da Di Maio e potrebbero dunque essere esclusi dalle integrazioni.

La platea potenziale cui si rivolge la misura pensata da M5S consta 6,5 milioni di persone circa e il reddito di cittadinanza – o pensione di cittadinanza – verrà erogato ai nuclei familiari che attesteranno un Isee inferiore a 9.360 euro annui e dichiareranno di non possedere immobili oltre i 30.000 euro di valore ad esclusione della prima casa. Il meccanismo previsto per l'erogazione del reddito di cittadinanza prevede inoltre una trattenuta pari a 280 euro mensili nel caso in cui il beneficiario abbia una casa di proprietà e non debba pagare dunque un affitto. Questi requisiti, stando a indiscrezioni, verranno applicati ai pensionati che mirano a ottenere l'integrazione.

Stando ai calcoli eseguiti da Repubblica qualche settimana fa, si è scoperto che l'integrazione di cittadinanza per i pensionati al minimo – che dunque percepiscono circa 513 euro al mese – varrà solo per circa 500.000 persone e l'integrazione ammonterà in media a 138 euro, decisamente meno dei circa 280 euro promessi in campagna elettorale. Inoltre, nessuno finora ha mai menzionato i pensionati sociali, ovvero coloro che prendono una pensione da 450 euro mensili al raggiungimento del requisito di vecchiaia senza adeguata copertura contributiva. Sebbene in italiano "tutti" significa una cosa ben precisa e dunque non sussista alcuna categoria di pensionati esclusa dagli aumenti, è anche vero che tra pensionati sociali e invalidi civili sono quasi 7 milioni le persone che avrebbero teoricamente diritto all'integrazione promessa da Di Maio, più della platea potenziale delineata per il reddito di cittadinanza, platea che comprende anche i disoccupati da reinserire nel mondo del lavoro.

Insomma, mettendo in fila i vari annunci il reddito di cittadinanza risulta un vero e proprio caos. In mancanza di un testo di legge puntuale è impossibile capire chi avrà davvero diritto a reddito e pensione di cittadinanza, ma facendo i conti della serva già ora possiamo dire, senza timore di smentita, che molti rimarranno fuori dall'epocale riforma sociale perché le risorse stanziate non basteranno mai a erogare le integrazioni a tutte le persone che al momento vivono con redditi e pensioni al di sotto della soglia di povertà.

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