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Pensa di avere una colite ma è un tumore al collo dell’utero: Emma muore a 25 anni

La storia di Emma Fisk, morta a 25 anni, sei mesi dopo aver sposato il suo fidanzato, per un carcinoma neuroendocrino al secondo stadio. Per i medici era troppo giovane per sottoporsi al pap test ed aveva una banale colite. La mamma: “Non accettate mai un no come risposta quando si parla di salute. Se lo avesse scoperto prima, la mia bambina sarebbe ancora qui”.
A cura di Ida Artiaco
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Emma Willis, 25 anni (Facebook).
Emma Fisk, 25 anni (Facebook).

Per mesi ha creduto avesse solo banali crampi allo stomaco. Ed anche i medici non sembravano preoccupati: nonostante alcuni sintomi, non le prescrissero neanche il pap test, perché "era troppo giovane per farlo", si trattava probabilmente solo di una normale colite. Ma Emma Fisk, di Ackworth, nello Yorkshire, dopo analisi più approfondite, ha scoperto di avere un tumore al collo dell'utero al secondo stadio, ed è morta a soli 25 anni, sei mesi dopo aver realizzato il sogno di sposare quello che all'epoca era il suo fidanzato. I fatti risalgono al giugno del 2015, quando la ragazza è deceduta, ma solo ora la madre di Emma, Adele Willis, ha raccontato la sua storia al quotidiano inglese The Sun per sensibilizzare quante più persone possibile sull'importanza della prevenzione.

Tutto è cominciato nel 2013: Emma aveva 23 anni, sentiva un certo malessere ma per i medici non avrebbe dovuto sottoporsi ad alcun test specifico perché troppo giovane. Le fu diagnosticata una colite, una infiammazione al rivestimento interno del colon, ma dopo aver confidato al suo gastroenterologo di soffrire anche di continue perdite di sangue, quest'ultimo le consigliò di fare anche un pap test, che evidenziò la presenza di carcinoma neuroendocrino al secondo stadio, una forma rara di tumore alla cervice. Ma era già troppo tardi. "Quando mi telefonò per dirmi che aveva il cancro – ricorda la mamma di Emma – scoppiò a piangere, aveva solo 24 anni". Alla diagnosi seguirono sei mesi di trattamenti tra chemio e radioterapia. All'inizio sembrava rispondesse bene alle cure, ma dopo ulteriori analisi i medici le dissero che il tumore si era diffuso e che ormai era arrivato alla stadio terminale. "È morta mentre le tenevo la mano – ha continuato Adele -. Se oggi racconto la sua storia è per dire alle persone che quando si parla di salute non si può accettare un "no" come risposta. E che per quanto giovani, se compaiono dei sintomi, bisogna controllarsi. Se avesse scoperto prima la malattia, la mia bambina sarebbe ancora qui. Era una persona meravigliosa, non voglio che altri soffrano allo stesso modo".

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