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Pendolaria, Italia a due velocità per i pendolari dei treni: al Sud ne sono pochi e vecchi

Secondo il dossier pubblicato da Legambiente, l’Italia è agli ultimi posti per quanto riguarda l’offerta nel settore del trasporto pubblico locale, ma significativo è anche il divario che c’è tra il Nord e il Sud della Penisola, dove i treni sono vecchi e i collegamenti lenti o inesistenti. Un esempio? In Sicilia sono 429 le corse di regionali al giorno contro le 2.396 della Lombardia.
A cura di Ida Artiaco
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È un'Italia a due velocità quella che corre sulle rotaie del trasporto pubblico locale. Mentre al Sud si registra una situazione drammatica per milioni di pendolari che giorno dopo giorno si spostano per andare a scuola o a lavoro, può tirare un seppur parziale sospiro di sollievo chi vive nelle regioni settentrionali. È questa, a grandi linee, la fotografia scattata da Legambiente nell'ultimo rapporto "Pendolaria", relativo al 2017, in cui sono indicate le dieci peggiori tratte della Penisola, ma anche gli obiettivi da raggiungere in futuro: "La sfida fondamentale  – si legge nel documento stilato dall'associazione ambientalista  – è quella di far aumentare le persone che si spostano su questo mezzo nelle città e, anche per contrastare lo smog, avere città più vivibili e sostenibili e far risparmiare le famiglie italiane", con un invito ad una inversione di rotta nel più breve tempo possibile. "La prossima legislatura – si sottolinea – deve segnare un cambiamento: basta risorse alle autostrade, priorità è aumentare il numero di treni in circolazione e le metropolitane".

Più utenti ma meno treni: la situazione attuale

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Nel corso del 2017 il numero dei pendolari che usano il servizio ferroviario regionale è aumentato con una crescita di circa 11mila passeggeri al giorno, facendo segnare un +0,4% rispetto al 2016, mentre il numero di persone che ogni giorno prende le metropolitane nelle sette città in cui è presente il servizio, e cioè Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Brescia e Catania, ha visto un incremento di 22mila viaggiatori giornalieri. A questi vanno aggiunte 40mila persone che viaggiano sugli Intercity. Numeri importanti, che però non corrispondono ad una effettiva efficienza del servizio offerto, con mezzi di trasporto spesso troppo vecchi e lenti. Così, mentre da un lato l'Alta Velocità, targata sia Ferrovie dello Stato che Italo, conquista un successo dopo l'altro, con l'aumento del numero delle tratte e dei convogli a disposizione, dall'altro si segnala una situazione drammatica per tutti gli altri treni, che peggiora sempre di più a causa dei continui tagli economici imposti al settore. Tuttavia, sottolinea il dossier, è vero che "dal 2003 c'è stata la chiusura di 1.323,2 chilometri di linee ferroviarie, ma lo è anche il fatto che dove si investe nella cura del ferro il numero dei pendolari cresce e aumenta la voglia di spostarsi in treno".

Le peggiori e le migliori linee ferroviarie in Italia

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Mentre l'Italia è agli ultimi posti per quanto riguarda il trasporto locale in Europa, un evidente divario c'è anche tra il Nord e il Sud della Penisola, dove sono concentrate la maggior parte delle peggiori linee esistenti e dove complessivamente il numero delle vetture a disposizione è più ridotto. Basti pensare che le corse dei treni regionali in tutta la Sicilia sono 429 contro le 2.396 della Lombardia, mentre tra Ragusa e Palermo ci sono solo tre collegamenti al giorno, tutti con un cambio, e in totale ci vogliono 4 ore e mezza per arrivare a destinazione. Per non parlare di quanto questi mezzi siano desueti. La maglia nera spetta ancora una volta alla Roma-Lido, la linea suburbana gestita da Atac, i cui continui disagi e disservizi hanno portato a un calo del 45% dei passeggeri, passati da 100mila tra studenti e lavoratori negli scorsi anni a circa 55mila, poco più della metà. Alla Circumvesuviana, la ferrovia gestita da Eav che collega il centro di Napoli con i comuni vesuviani, non va meglio: dal 2010 al 2016 c'è stata una diminuzione dell'offerta del 30%. Il terzo podio è occupato dalla Reggio Calabria-Taranto. A seguire, ci sono la Verona-Rovigo, la Brescia-Casalmaggiore, la Agrigento-Palermo e infine la Bari-Corato Barletta.

Eppure, lì dove si investe, i risultati positivi ci sono e si vedono. Bene, da questo punto di vista, la Lombardia, dove nonostante le difficoltà su alcune linee, si è raggiunta quota 735mila passeggeri ogni giorno sui treni regionali, ma anche il Friuli Venezia Giulia, l'Abruzzo e l'Emilia Romagna. Altre buone pratiche segnalate da Pendolaria sono le linee in Val Venosta e Val Pusteria in Alto Adige, ma anche la linea 1 della Metropolitana di Napoli e la breve tratta tra Ascoli e Porto d’Ascoli. Queste differenze sono da individuare, secondo Legambiente, negli errori compiuti in questi anni nelle politiche dei trasporti e nel modo diverso con cui le Regioni hanno gestito il servizio dopo il trasferimento delle competenze nel 2001, con tagli ai servizi ferroviari e aumento del costo dei biglietti in quasi tutte le Regioni.

Troppi investimenti sulle autostrade: "Cambiare rotta"

Legambiente torna più volte sul problema degli investimenti nel settore ferroviario. Dal 2002 a oggi, si legge su Pendolaria, i finanziamenti statali, e in misura minore ma pur sempre sostanziale anche quelli regionali, hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade e solo per il 13% le reti metropolitane. L'Emilia-Romagna, ad esempio, sta investendo 179 milioni di euro di risorse pubbliche per la realizzazione di un’autostrada regionale come la Cispadana. Per non parlare degli imponenti progetti delle autostrade lombarde: quasi 3 miliardi di euro pubblici sono previsti tra Pedemontana Lombarda, Autostrada Regionale Cremona-Mantova, Autostrada regionale Broni-Mortara, Collegamento Boffalora-Malpensa, parte della Tirreno-Brennero ed Autostrada della Val Trompia. Per questo, ha sottolineato il vicepresidente dell'associazione, "il prossimo governo, che verrà eletto il 4 marzo, dovrà affrontare la questione delle risorse per garantire un aumento del servizio, con più treni per dare risposta alla domanda dei pendolari e offrire un’alternativa all’auto, e la realizzazione di nuove linee di metro, tram e ferrovie metropolitane".

Cosa fare? Raddoppiare i pendolari, le vetture e i finanziamenti

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Tra gli obiettivi che Legambiente ha cercato di indicare c'è prima di tutto la capacità di raddoppiare, entro il 2030, "il numero di persone che ogni giorno in Italia prende treni regionali e metropolitane, per farle passare da 5,5 a 10 milioni". In questo modo, non solo si ridurrà lo smog, e di conseguenza l'inquinamento ambientale, ma ci saranno "positive ricadute occupazionali, legate sia alla costruzione e manutenzione del parco rotabile che alla gestione della mobilità". Il tutto, continuando quanto cominciato dall'attuale ministro Graziano Del Rio, che ha voluto dare un ruolo più incisivo del dicastero delle Infrastrutture e Trasporti che deve diventare il regista di una nuova politica dei trasporti in Italia che coinvolga Regioni, Comuni, concessionari e imprese. Infine, aumentare i finanziamenti per avere più treni, soprattutto al Sud.

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