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Pedofilia, Papa: “Ho sbagliato a chiedere prove alle vittime, è stato come uno schiaffo”

Bergoglio ha chiesto scusa per le sue parole sul caso degli abusi in Cile ma per il vescovo Juan Barros, accusato di aver coperto il suo ex maestro, ha ribadito che “non ci sono evidenze e quindi resterà al suo posto”
A cura di Antonio Palma
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Dopo le feroci polemiche, sia in Sudamerica sia in Vaticano, sulle sue affermazioni a proposito del vescovo cileno Barros e degli abusi sui minori, Papa Francesco ha colto l'occasione della chiacchierata con i giornalisti sull'aereo che lo riporterà da Lima a Roma per chiarire le sue parole e scusarsi per le affermazioni. "Ho sbagliato a dire di voler esigere delle prove dalle vittime, per loro è stato come uno schiaffo, ma la parola ‘prova' mi ha tradito. Ho fatto confusione: volevo parlare di ‘evidenze' ", ha chiarito infatti Bergoglio  durante il viaggio di ritorno dal Perù, ultima tappa del tour Sudamericano iniziato gualche giorno fa. "Devo chiedere scusa agli abusati. Il Papa che dice in faccia “portatemi una prova” è uno schiaffo, la mia espressione non è stata felice, non ci ho pensato e capisco, come dice l’apostolo Paolo, l’incendio che si è sollevato" ha spiegato ancora  Bergoglio.

Sul caso Barros e sulle accuse di aver coperto un prete pedofilo, però, il Pontefice rimane sulle sue posizioni, confermando che non intende sollevare il presule dal suo incarico. Barros, spiega, "ha presentato le dimissioni due volte e per due volte le ho respinte" perché "non ci sono evidenze" e quindi "resterà al suo posto" ha sottolineato Papa Francesco, ricordando che "chi accusa senza evidenze e con pertinacia fa una calunnia". Il caso è quello del pedofilo cileno padre Fernando Karadima. Dopo lo scandalo le vittime degli abusi avevano chiesto la rimozione di tutti quelli che un tempo erano  suoi collaboratori, compreso il  vescovo Juan Barros, suo segretario e discepolo, accusato di essere stato complice.

"Non c’è l’ombra di una prova, sono calunnie", aveva risposto Papa Francesco ai giornali cileni, scatenando le polemiche e la presa di posizione anche del cardinale Sean O’Malley, voluto dallo stesso Bergoglio come presidente della commissione vaticana per la tutela dei minori. "La sua dichiarazione mi ha fatto capire che l'espressione che ho usato è stata infelice. Devo chiedere scusa, perché la parola “prova” ha ferito tanti abusati. Non era la migliore per avvicinarmi a un cuore addolorato. So che molta gente abusata non può portare una prova o ne ha vergogna e soffre in silenzio. Il dramma degli abusati è tremendo. Chiedo loro scusa se li ho feriti senza accorgermene e senza volerlo" ha spiegato oggi il Papa  sostenendo però che mancano le evidenze per condannare Barros.

"Benedetto XVI ha iniziato la tolleranza zero ed io ho proseguo la tolleranza zero. In cinque anni non ho mai firmato una grazia per i pedofili. Avrò ricevuto 25-30 richieste ma non ho firmato. Quello del vescovo Barros è un caso che caso che ho studiato e ristudiato, ho fatto investigare e non ho evidenze per condannare. Se condannasi senza evidenza, senza certezza morale, commetterei un delitto di cattivo giudizio" ha sottolineato il Pontefice , rivelando: "Quando è venuto a Roma per dimettersi ho detto no: così non si gioca, perché questo è ammettere una colpevolezza previa. Sono disponibile a ricevere un'evidenza, ma al momento non c'è".

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