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Pd, l’appello anti-scissione di Renzi: “Non andate, discutiamo ma niente ricatti”

Il segretario del Partito Democratico risponde alle minacce di scissione: “Il Pd appartiene al popolo, non ai segretari, apriamo le sedi dei circoli e discutiamo ma il dubbio è che sia tutto un pretesto e che si voglia comunque rompere”
A cura di Antonio Palma
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Mentre il partito sembra sfaldarsi sotto i suoi piedi tra fazioni ostili, mozioni contro e appelli, l'ex Premier e segretario del Pd Matteo Renzi cerca di gettare acqua sul fuoco delle polemiche per tentare di salvare il salvabile dopo le ripetute e concrete minacce di scissione interna. "Il Partito può essere ancora salvato, Il Pd appartiene al popolo, non ai segretari. Faccio un appello ai dirigenti: bloccate le macchine della divisione. Non andatevene, venite. Partecipate. Le porte sono aperte, nessuno caccia nessuno. Ma un partito democratico non può andare avanti a colpi di ricatti. Apriamo le sedi dei circoli e discutiamo. E, finalmente, torniamo a parlare di Italia" ha dichiarato infatti Renzi in un intervista al Corriere della Sera pubblicata oggi.

"Non facciamo le primarie in autunno perché l’ha chiesto la minoranza per un mese. Stiamo facendo il congresso perché ce l’hanno chiesto loro. Due settimane fa erano in tv per promuovere la raccolta di firme per chiedere il congresso e adesso chiedono di rinviare il congresso? Basta polemiche, vi prego. Non c’è luogo più democratico del congresso per parlare del futuro dell’Italia" ha sbottato però Renzi chiedendo provocatoriamente "Chi ci va dai militanti della Festa dell’Unità a spiegare perché si deve rompere il Pd?".

"Il dubbio e che sia tutto un pretesto per rompere" ha confessato l'ex Premier, spiegando: "Io voglio evitare qualsiasi scissione. Se la minoranza mi dice: o congresso o scissione, io dico congresso. Ma se dopo che ho detto congresso loro dicono comunque scissione, il dubbio è che si voglia comunque rompere". Renzi rigetta anche le accuse di aver personalizzato il partito: "Il Pd non è un partito personale. È più forte dei singoli. La minoranza deve sentirsi a casa. Ma sentirsi a casa non significa che o si fa come dicono loro o se ne vanno".

"Ho passato due mesi a fare autocritica. Chi mi dipinge come uno assetato di rivincita non mi conosce: voglio solo che chi crede in una politica diversa non si senta abbandonato, altrimenti sarei già andato a fare altro" ha sottolineato ancora il segretario del Pd parlando di una sua candidatura alle prossime elezioni politiche, aggiungendo: "Ho perso il referendum e mi sono dimesso da tutti gli incarichi, caso più unico che raro per un politico. Ma non posso dimettermi da italiano. E non voglio. Ci si dimette da una poltrona, non ci si dimette dalla speranza che tutti insieme vogliamo portare avanti". Renzi però non si sbilancia sui tempi sulla data del voto che "Interessa solo gli addetti ai lavori".

Infine l'attacco ai rivali, da Michele Emiliano che "ne dice tante però è simpatico", a D’Alema che "nutre nei miei confronti un rancore personale che è evidente". "Emiliano Dieci giorni fa minacciava le carte bollate per fare il congresso, adesso chiede di rinviare"ha spiegato Renzi, "D'alema invece conduce solo battaglie personali. Di solito il suo obiettivo è distruggere il leader della sua parte quando non è lui il capo". "Ma ora basta discutere di problemi del gruppo dirigente, di simpatie o antipatie. Rimettiamo l’Italia al centro. Continuo a lavorare fino all’ultimo secondo perché la scissione non ci sia" ha concluso Renzi

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