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Passa 3 anni all’ingresso a chiedere l’elemosina. Poi la pasticceria lo assume: la storia di Noè

“Non è stato un gesto di pietà, quest’assunzione se l’è guadagnata con tanti sacrifici”, le parole della ‘Bottega di Pasticceria’, sul Lungarno Ferrucci, a Firenze, locale davanti il quale Moussa ‘Noé’ Ndoye, 29 anni, dal Senegal, fino a qualche giorno vendeva accendini e fazzoletti.
A cura di Biagio Chiariello
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Ha passato ben tre anni all’ingresso della pasticceria a chiedere l’elemosina. E alla fine è stato assunto dalla “Bottega di Pasticceria”, sul Lungarno Ferrucci, a Firenze. È quasi una storia da film quella di Moussa ‘Noé' Ndoye, 29 anni, dal Senegal. L’altro protagonista è Simone Bartolini, titolare del locale, che ha scelto di prenderlo a lavorare con sé: "Da oggi Noè è ufficialmente un nostro collaboratore. Dopo 3 anni di accendini e calzini sul nostro ingresso si è meritato un posto al coperto. Benvenuto".

Moussa è arrivato nel nostro Paese tre anni fa. Ogni mattina prende i treno delle 6.43 da Pontedera, dove abita tutt’ora insieme ad altri sette senegalesi. Una piccola stanza, 150 euro di affitto più le bollette. Un lenzuolo per terra con sopra accendini, braccialetti, calzini, fazzoletti. Questa la sua vita da ambulante. Almeno fino a giovedì scorso. “Compravo tutto nei negozi cinesi in via Nazionale” racconta al Corriere Fiorentino. “Non avevo i soldi per pagarmi il treno, così facevo il viaggio senza biglietto”. Sapeva di rischiare grosso. “Ma non avevo soldi, il viaggio di andata e ritorno costava 18 euro, il doppio di quanto guadagnavo in una giornata”. Se il controllore non passava, okay, altrimenti erano guai. “Per fortuna non ci faceva la multa, però ci faceva scendere alla prima stazione”. A volte San Miniato, o Empoli, Lastra a Signa. “Aspettavo il treno successivo e ripartivo”. Sempre senza biglietto.

“Nei primi tre mesi ho fatto l’elemosina al bar Pappagallo”, poi a gennaio 2016 il suo destino si incrocia con quello del nuovo locale aperto sul Lungarno Ferrucci. "Venne qui e disse al titolare che questa era la pasticceria più bella che avesse mai visto – racconta al quotidiano La Nazionae. Federica Giuliano dipendente della Bottega – così si è guadagnato la simpatia del principale". Da quel giorno iniziano due anni di convivenza. "Dal giorno successivo alla nostra apertura Moussa è stato qui – dice Simone Bartolini, lo chef stellato titolare del locale – è sempre stato uno di noi, è parte integrante di questo posto e appena ha avuto i documenti necessari per poter lavorare è entrato a far parte dell’organico. Un ragazzo per bene, leale, che si è fatto apprezzare dai clienti per la sua gentilezza. I colleghi? Lo hanno adottato".

Da poco meno di una settimana Noé lavora come tutto fare in pasticceria e il lavoro aumenterà con la prossima apertura di via Masaccio dal primo gennaio. Certo non è stato semplice arrivare all’assunzione. Il ragazzo senegalese porterà sempre dentro di se quei mesi passati sul marciapiede. “È un lavoro difficile, umiliante, ti vergogni a chiedere soldi alla gente”. L’ha sempre fatto con rispetto, raccontano gli altri dipendenti della pasticceria. Per loro quasi un fratello. “I clienti gli si erano affezionati — dice Bartolini — Lo salutavano sempre, se c’erano auto parcheggiate in doppia fila, lui monitorava la situazione, a volte si è improvvisato persino parcheggiatore. Aiutava le signore anziane ad entrare in pasticceria, se c’era una cartaccia per terra, la raccattava sempre”.

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