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Parma, chiusi 22 centri massaggi: “Sfruttamento della prostituzione”

L’operazione “Fiori di Loto” condotta dalla Guardia di Finanza di Parma si è conclusa con il sequestro di 22 centri massaggi e la denuncia di 34 responsabili di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Identificate 25 giovani cinesi risultate vittime di sfruttamento della prostituzione.
A cura di Susanna Picone
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Ventidue centri massaggi sono stati sequestrati, trentaquattro persone sono state denunciate per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e sono state identificate venticinque giovani donne cinesi, ritenute vittime di sfruttamento della prostituzione. È questo il bilancio dell’operazione “Fiori di Loto”, condotta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Parma, sotto la direzione della Procura. Su tutto il territorio nazionale sono state eseguite cinquantasei perquisizioni. Tra le persone denunciate ci sono trentatré cinesi e un italiano, titolari e gestori di fatto dei centri massaggi. L’indagine si inquadra in una più vasta attività di polizia economico-finanziaria avviata da oltre un anno nel settore delle prestazioni di servizi, in particolare nei confronti di centri benessere ed attività simili.

Cittadini avevano segnalato presunte attività di prostituzione nei centri massaggi – Tutto è partito dalla diffusa presenza di partite Iva nei settori economici dei “servizi di centri per il benessere fisico” e delle “altre attività di servizi non altrimenti classificabili”, con caratteristiche comuni: ditte individuali riconducibili a cinesi residenti nel Milanese, senza altre fonti di reddito note e con esigui e similari volumi di affari e redditi dichiarati. Inoltre le Fiamme Gialle avevano registrato a Parma numerose segnalazioni effettuate da cittadini che lamentavano presunte attività di prostituzione nei centri massaggi. Dalle indagini è quindi emerso un articolato sistema, una rete di prostituzione in ventidue centri massaggi a Parma, ad eccezione di uno che di recente si è trasferito a Ferrara. Spiccano i frequenti subentri nella gestione “di fatto” delle imprese coinvolte, i ripetuti scambi dei contratti di locazione degli immobili e dei dipendenti e l’utilizzo di money transfer per l'invio in Cina dei proventi illeciti.

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