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Parlamento Ue avvia inchiesta: Casaleggio accusata di interferire sul mandato dei deputati

David Sassoli, vicepresidente del Parlamento europeo, ha fatto sapere che ieri sera l’Ufficio di Presidenza ha accolto la sua richiesta di avviare una istruttoria, per le denunce dell’europarlamentare Daniela Aiuto. L’ex pentastellata ha parlato di presunte “intromissioni della Casaleggio sul suo mandato parlamentare”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Parlamento europeo ha avviato un'istruttoria sulle accuse di "gravi interferenze della Casaleggio Associati sul mandato degli eurodeputati" del M5s, denunciate da Daniela Aiuto, eletta pentastellata recentemente uscita dal gruppo. È quanto ha riferito oggi a Strasburgo David Sassoli (Pd), Vicepresidente del Parlamento europeo, che aveva sollecitato l'intervento di Strasburgo. "L'ufficio di Presidenza dell'Europarlamento ha invitato il presidente dell'Assemblea, Antonio Tajani, ad ascoltare l'onorevole Aiuto e accertare eventuali violazioni alla libertà e indipendenza dei parlamentari, così come prevede l'articolo 2 del Regolamento del Parlamento europeo", ha spiegato Sassoli. "Spero che in tempi rapidi sia fatta piena luce sulle modalità di interferenza più volte denunciate dalla stampa", ha detto il vicepresidente del Parlamento europeo.

La Aiuto aveva lamentato controlli troppo invadenti e stringenti da parte del Movimento: "Gli eletti sono al servizio della comunicazione, e non il contrario. Entrano nelle nostre vite perché possono decidere il successo o l’affossamento mediatico del singolo eletto". Qualora il Parlamento dovesse accertare queste ingerenze, significherebbe che il M5S ha violato l'articolo 2 del regolamento del Parlamento europeo, che recita: "I deputati esercitano il loro mandato liberamente e in modo indipendente e non possono essere vincolati da istruzioni né ricevere alcun mandato imperativo".

"Io metto in discussione la subalternità di tutti alla comunicazione, cioè alla Casaleggio – aveva detto l'ex pentastellatta in un'intervista su La Stampa – Con me sono arrivati, per dire, a mettermi in pausa, come dicono loro, per due settimane per una foto uscita in un quotidiano locale accanto ad una Miss regionale. Una volta che mi autosospesi, mi fu persino imposto di togliermi una maglia con il simbolo del mio gruppo locale durante la marcia di Perugia per il reddito di cittadinanza. Quando mi hanno tolto l'uso del simbolo hanno iniziato a non sostenere più le mie iniziative sul territorio, e questo mi creava disagio perché si preferiva arrecare un danno al territorio, che veniva privato di informazioni ed eventi utili, non certo di promozione della sottoscritta. I boicottaggi avvenivano per mezzo e bocca dei leader locali benvoluti dai vertici. Un sistema piramidale che vige a Roma e si ripete in tutte le regioni, col ‘capetto' e il ‘vicecapetto' di turno".

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