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Parlamento Ue: “Gli Stati membri devono rispettare gli impegni e ricollocare i migranti”

Con una risoluzione approvata con voti 398 voti favorevoli, 134 contrari e 41 astenuti, il Parlamento europeo ha chiesto a tutti gli Stati membri dell’Unione di rispettare gli impegni presi nel 2015 e provvedere alla ricollocazione dei migranti in tutto il territorio Ue.
A cura di Charlotte Matteini
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Il Parlamento europeo torna a ribadire che gli Stati membri dell'Unione sono tenuti a rispettare gli impegni presi in merito alla ricollocazione dei rifugiati su tutto il territorio, specialmente i migranti minorenni. Con una risoluzione, non legislativa, approvata con voti 398 voti favorevoli, 134 contrari e 41 astenuti, il Parlamento europeo ha richiesto dunque il rispetto degli impegni assunti – adottati nel 2015 per porre un'argine all'emergenza migratoria – sottolineando che Finlandia e Malta sono al momento gli unici stati membri in linea con gli obiettivi. La risoluzione, inoltre, invita anche la Commissione europea a considerare l'attivazione di procedure d'infrazione per chi non rispetta gli obblighi e chiede che le misure di ricollocazione siano prorogate fino alla riforma del regolamento di Dublino e, in particolare, del diritto d'asilo.

Secondo quanto appreso, ancora oggi la maggior parte dei Paesi membri dell'Unione europea è ancora lontana dagli obiettivi. Il Parlamento europeo infatti denuncia "preferenze fortemente restrittive e discriminatorie" messe in atto in alcuni Stati, "come la ricollocazione delle sole madri single o l'esclusione di richiedenti di specifiche nazionalità, come per gli eritrei, nonché l'applicazione di controlli di sicurezza molto estesi".

Giovedì, il Parlamento ha dichiarato che i paesi UE devono adempiere ai propri obblighi di accoglienza di richiedenti asilo provenienti dalla Grecia e dall’Italia, dando la priorità ai minori non accompagnati.

La Finlandia e Malta sono gli unici Stati membri in linea con gli obiettiviLa Commissione deve considerare l’attivazione di procedure d’infrazioneLe misure di ricollocazione devono essere prorogate fino alla riforma del sistema d’asilo “Dublino”

I deputati condannano il comportamento degli stati membri che, nonostante abbiano concordato il trasferimento di 160.000 rifugiati dalla Grecia e dall’Italia entro settembre 2017, hanno effettivamente accettato il trasferimento di solo l’11% di quanto previsto (18,770 persone all’11 maggio).

In una risoluzione approvata con 398 voti favorevoli, 134 contrari e 41 astensioni, il Parlamento sprona i paesi UE a onorare i loro obblighi e dare la priorità alla ricollocazione di minori senza famiglie e altri richiedenti vulnerabili. I deputati fanno notare che “finora è stato ricollocato solo un minore”.

Sono stati criticati alcuni Stati membri per le “preferenze fortemente restrittive e discriminatorie, come la ricollocazione delle sole madri single o l’esclusione di richiedenti di specifiche nazionalità, come per gli eritrei, nonché l’applicazione di controlli di sicurezza molto estesi”.

La maggior parte dei paesi è ancora lontana dagli obiettivi. Quattro degli Stati membri stanno accettando numeri molto limitati di rifugiati, mentre due rifiutano del tutto di partecipare.

Il Parlamento ha messo in chiaro che, anche se non saranno raggiunti gli obiettivi di ricollocazione entro settembre, i paesi UE dovranno continuare a trasferire i richiedenti idonei. Si propone inoltre di prorogare lo schema di ricollocazione finché il nuovo regolamento di Dublino verrà adottato.

Nel 2015, dunque, nel tentativo di arginare i flussi migratori e la crisi dei rifugiati, l’Unione europea adottò due decisioni di emergenza per ricollocare migliaia di rifugiati: 160.000 richiedenti asilo, con alte possibilità di ricevere lo status di rifugiati, dovranno essere ricollocati entro settembre 2017 dall’Italia e dalla Grecia verso altri Stati membri, dove in seguito saranno esaminate le loro domande di richiesta d’asilo.

Secondo quanto recentemente denunciato dall'Unicef, inoltre, il numero di bambini migranti non accompagnati nel biennio 2015-2016 ha raggiunto livelli record: 300mila minori registrati in 80 paesi, oltre 4 volte in più rispetto ai 66mila documentati tra il 2010 e il 2011. Più della metà, 170mila circa, ha chiesto protezione in Europa. Il 92% di chi è arrivato via mare in Italia era solo o separato dai genitori mentre il 75% tra i 14 e i 17 anni ha riferito di essere stato detenuto o costretto a lavorare.

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