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Parco dell’Appia Antica, si realizza un sogno: 3500 ettari dal centro ai Castelli Romani

Dopo l’approvazione del consiglio regionale del Lazio, il Parco dell’Appia Antica voluto da Antonio Cederna subirà un vero e proprio restauro territoriale attraverso la nascita di sentieri turistici, no all’abusivismo, incentivi a un’agricoltura di qualità e spostando le attività produttive incompatibili altrove. Oltre a un provvedimento che punta a limitare il traffico e a favorire la fruizione dei 3500 ettari e gli oltre 16 chilometri di parco verde e storico per cittadini e turisti.
A cura di Redazione Cultura
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Un parco verde e di storia che si estende per sedici chilometri e oltre 3500 ettari. È il Parco dell'Appia Antica a Roma, che dal centro della Capitale arriva ai Castelli Romani. Finalmente, dopo trent'anni, come ha dichiarato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, si realizza il sogno di Antonio Cederna e così il Parco dell'Appia Antica ha finalmente un suo piano d'assetto: uno strumento di governo, approvato dal Consiglio regionale del Lazio, che rilancia un territorio unico al mondo per testimonianze storiche, archeologiche e naturali, e che ne disegna finalmente un volto unitario, nel segno della tutela archeologica, dello sviluppo sostenibile, della lotta all'abusivismo e al traffico.

Cederna e la sua generazione di intellettuali, urbanisti, architetti e giornalisti, sin dalla fine degli anni '50 si opposero alla speculazione selvaggia, al cemento e al saccheggio per inseguire l'idea di un parco archeologico lungo la Regina Viarum fino alla nascita nel 1988 del Parco Regionale dell'Appia Antica, di cui lo stesso Cederna fu nominato presidente nel 1993. Oggi il Parco, che si affaccia lungo 16 chilometri dell'antica strada romana, è esteso su 3500 ettari, di cui oltre l'80 per cento di proprietà privata, tra abitazioni, terreni agricoli, attività commerciali. Un quadro frammentato a cui il Piano, atteso da decenni, darà omogeneità.

Ma quali saranno i passaggi concreti che porteranno a questo "restauro territoriale", come lo ha definito l'assessore regionale all'Ambiente Enrica Onorati? Il primo è quello di poter vedere, finalmente, il territorio del Parco come un tutt'uno leggibile, anche realizzando una rete di sentieri turistici. Successivamente si darà vita a un convinto ‘no' all'abusivismo e a quei nuclei edilizi di scarsa qualità che spesso ospitano "attività produttive incompatibili", che saranno spostate altrove. Altri interventi riguarderanno la valorizzazione delle aree agricole che sviluppano un'agricoltura di qualità e, ovviamente, interventi mirati per il traffico, in modo da consentire la piena fruizione del parco a residenti e turisti.

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