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Paralizzato dopo un incidente, il chirurgo che opera grazie all’esoscheletro

La storia di Marco Dolfin giovane chirurgo ortopedico rimasto paralizzato alle gambe mentre si recava in ospedale a poche settimane dall’assunzione. “Per prima cosa ho constatato che almeno braccia e mani funzionavano poi ho chiesto una carrozzina su misura che riesce a tenermi in piedi in sala operatoria e ora ho ripreso a fare tutto” ha raccontato il medico.
A cura di Antonio Palma
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"In ortopedia sono arrivato dalla parte sbagliata. Detto così è quasi comico, ma all'inizio i miei colleghi non hanno capito che ero io quello da curare", così Marco Dolfin, 35enne chirurgo ortopedico dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, racconta la sua incredibile storia che da neo assunto in ortopedia lo ha portato ad essere un paziente del suo stesso ospedale. Era l’11 ottobre del 2011 e il medico, da pochissimo  rientrato dal viaggio di nozze, stava raggiungendo in moto il posto di lavoro quando è stato vittima di uno spaventoso incidente che lo ha lasciato paralizzato per sempre alle gambe. Un evento traumatico che lascerebbe la maggior parte delle persone stordite ma che invece in lui non ha spento lo spirito combattivo

"Il post-matrimonio uno se lo immagina scintillante invece quando mi sono svegliato, dopo l’operazione, non sentivo più le gambe. Da esperto, ho capito immediatamente, anche se in parte hanno provato a tenermi nascosta la verità. Ero distrutto, come tutti. Ho pensato a tutto ciò che non avrei più potuto fare" ha raccontato Dolfin, aggiungendo: "Tutti i minuti della giornata ti trovi a doverti ricucire addosso una vita nuova e a volte getteresti la spugna. Per fortuna io e mia moglie, la persona più importante del mondo in questa battaglia, la gettavamo a tempi alternati e la testa restava dura come prima".

"Per prima cosa ho constatato che almeno braccia e mani funzionavano, così ho lavorato sodo sull’equilibrio del tronco", ha raccontato. Dopo mesi di riabilitazione nell’Unità spinale della Città della Salute e a un anno dall’incidente, infatti, Dolfin decide di rientrare in reparto. In sedie a rotelle però può operare solo a mani e piedi così chiede ad un tecnico di Officina Ortopedica di inventarsi una carrozzina su misura per le sue esigenze, un carrozzina che riesca a farlo stare in piedi. La stessa carrozzina che oggi lo porta in sala operatoria e a un suo comando lo tira in piedi permettendogli di piegarsi in tutte le posizioni sul paziente.

"I miei colleghi e la direzione dell’ospedale mi hanno sempre sostenuto. Certo, pazienti e familiari all'inizio sono un po’ straniti, ma man mano che parlo di questioni mediche, la mia condizione di salute finisce sullo sfondo" assicura il medico, sottolineando: "Anche senza il contrappeso delle gambe riesco a sporgermi in avanti e a fare forza, come richiede la chirurgia ortopedica, ho ripreso a fare tutto, anche le protesi d’anca e il ginocchio, che erano l’incognita più grossa". Non contento, Dolfin ha puntato anche sul nuoto arrivando persino a partecipare alle Paralimpiadi di Rio: "Le Olimpiadi erano il mio sogno e l'ho realizzato in un modo un po' violento e inaspettato ma son contento lo stesso"

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