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Papa Francesco: “I governi devono lottare contro lo spaccio di droga e i trafficanti di morte”

Per Papa Francesco “la lotta contro lo spaccio di droghe e contro i trafficanti di morte è dovere e compito dei governi. Invito tutti a non avere paura di dare queste qualifiche. In alcuni siti internet i giovani, e non solo, vengono adescati e trascinati in una schiavitù dalla quale è difficile liberarsi”.
A cura di Charlotte Matteini
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Papa Francesco si scaglia contro lo spaccio di droga e i trafficanti di morte. Ricevendo in udienza i partecipanti alla conferenza internazionale Droga e Dipendenze, il Pontefice ha spiegato che "la lotta contro lo spaccio di droghe e contro i trafficanti di morte è dovere e compito dei governi. Invito tutti a non avere paura di dare queste qualifiche. In alcuni siti internet i giovani, e non solo, vengono adescati e trascinati in una schiavitù dalla quale è difficile liberarsi". Nella giornata di ieri, invece, è stata diffusa un'anticipazione di un'intervista al Papa contenuta nel libro “La forza della vocazione” nell'ambito della quale il Pontefice ha parlato omosessualità nella Chiesa.

"È qualcosa che mi preoccupa, perché forse a un certo punto non è stato affrontato bene. Sempre sulla linea di quello che stavamo dicendo, ti direi che nella formazione dobbiamo curare molto la maturità umana e affettiva. Dobbiamo discernere con serietà e ascoltare anche la voce dell’esperienza che ha la Chiesa. Quando non si cura il discernimento in tutto questo, i problemi crescono. Come dicevo prima, capita che forse al momento non siano evidenti, ma si manifestano in seguito".

"Quella dell’omosessualità è una questione molto seria – aggiunge il Pontefice – che occorre discernere adeguatamente fin dall’inizio con i candidati, se è il caso. Dobbiamo essere esigenti. Nelle nostre società sembra addirittura che l’omosessualità sia di moda e questa mentalità, in qualche modo, influisce anche sulla vita della Chiesa".

"Ho avuto da me un vescovo abbastanza scandalizzato – ha detto ancora il Papa nel libro intervista – che mi ha raccontato di essersi reso conto che nella sua diocesi, una diocesi molto grande, vi erano vari sacerdoti omosessuali, e che aveva dovuto affrontare tutto questo, intervenendo, prima di tutto, sulla formazione, per formare un altro clero diverso. È una realtà che non possiamo negare. Neanche nella vita consacrata sono mancati dei casi. Un religioso mi raccontava che, mentre era in visita canonica a una delle province della sua congregazione, era rimasto sorpreso. Vedeva che bravi giovani studenti e anche alcuni religiosi già professi erano gay. Egli stesso aveva dubbi sulla cosa e mi ha domandato se in questo vi era qualcosa di male. “In definitiva – diceva – non è tanto grave; è soltanto un’espressione di affetto”. È un errore".

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