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Paola, l’unica italiana dello staff del nuovo presidente USA Donald Trump

34 anni, leccese, collaboratrice di Brunetta, si è ritrovata quasi per caso nella cavalcata che ha portato il miliardario di New York alla Casa Bianca. “Sapevo che avrebbe vinto, ma nessuno mi credeva. Donald Non fa filosofia, è uno che va al sodo”.
A cura di Biagio Chiariello
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Si chiama Paola Tommasi è un'economista bocconiana, ha collaborato con Renato Brunetta, al gruppo Forza Italia della Camera dei Deputati ed è l’unica italiana nello staff del nuovo presidente USA Donald Trump. 34 anni, di Lecce, Paola si è ritrovata quasi per caso nella storia: “Ho mandato una mail su LinkedIn e mi sono trovata accanto a Donald Trump”. In un’intervista a La Stampa, la ragazza ha ammesso di essere stata sempre convinta della vittoria del candidato repubblicano, nessuno però voleva crederle. Ma qual era il suo ruolo nello staff del futuro numero uno alla Casa Bianca: “Andavo in giro con Trump, lui parlava di argomenti concreti, quotidiani, e invece leggevamo sui giornali grandi ragionamenti sui massimi sistemi. Trump andava al sodo, i media americani e italiani facevano filosofia”.

Nonostante Brunetta forse per la Clinton, Paola Tommasi si è sempre detta trumpista: “Il programma economico era più efficace di quello della Clinton, soprattutto sulle tasse”. La 34enne ricorda i momenti della campagna elettorale: “Ai rally, come chiamano i loro comizi, c’erano un entusiasmo e un calore che non trovavi dalla Clinton, dove invece trovavi le truppe cammellate. E quante persone! Almeno trentamila ogni volta. E Trump ne faceva una media di 5 al giorno”. Secondo Paola, il miliardario newyorkese ha vinto grazie all’umiltà: “Non è il razzista misogino che raccontavano tutti. E neanche il personaggio tv che parlava sempre. Quando mi capitava di incontrarlo – dice – nelle stanzette riservate stava spesso zitto e ascoltava i consiglieri. E se qualcosa gli piaceva, se lo rivendeva subito sul palco”.

Eppure i media hanno diffuso spesso un’immagine di The Donald tutt’altro che umile e gentile. “E invece è così: da una parte c’è il personaggio che va sul palco, dall’altra un uomo alla mano, più ragionevole, pacato, quasi timido direi. È quello che ho visto nel rapporto con i figli, è quello che ho applaudito da sotto il podio durante il discorso della vittoria all’Hilton” conclude la collaboratrice del nuovo presidente USA.

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