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Pamela Mastropietro, lo psichiatra: “Borderline”. La compagna di Oseghale non si presenta in aula

La personalità e le condizioni psicofisiche di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana uccisa e fatta a pezzi a Macerata, sono stati al centro della testimonianza al processo dello psichiatra Giovanni Di Giovanni, consulente nella Comunità Pars di Corridonia da cui la giovane si allontanò il giorno prima di essere uccisa. La compagna di Oseghale ha deciso di non presentarsi.
A cura di Susanna Picone
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Nel corso dell’udienza odierna davanti alla Corte di Assise di Macerata per l’omicidio di Pamela Mastropietro che vede imputato Innocent Oseghale è intervenuto Giovanni Di Giovanni, psichiatra e consulente per la comunità Pars di Corridonia, dalla quale la diciottenne romana si allontanò il giorno prima di essere uccisa e fatta a pezzi. “Pamela venne da noi con una diagnosi borderline grave e dipendenza da sostanze stupefacenti. È arrivata con una situazione clinica molto complessa”, ha spiegato raccontando che intorno al 7 dicembre 2017 la giovane “iniziò ad avere delle note depressive” tanto che fu necessario somministrarle un altro farmaco. Si iniziò un “progetto, si fece in modo che la ragazza riprendesse gli studi, un programma terapeutico finalizzato a obiettivi con un significato emozionale. Il problema iniziò a sorgere verso il 26 dicembre quando è stato riferito che la ragazza si induceva vomito e si era fatta delle autolesioni”. Il consulente ha parlato quindi di problemi a rapportarsi con la realtà, sbalzi d'umore e scatti d'ira, problemi pregressi di assunzione di alcol e droga. Per Di Giovanni, Pamela aveva un grandissimo affetto per i genitori, soprattutto per la madre, ma mostrava anche grande conflittualità. Pamela parlò allo psichiatra di un fidanzato che la iniziò alla droga e riguardo i motivi del suo allontanamento della struttura riferì timori per il fatto che i familiari avevano denunciato il fidanzato; ma quel giorno in cui se ne andò ebbe anche una lite con un operatore.

L’avvocato della famiglia di Pamela: “Non era una tossicodipendente” – “Il dato importante emerso oggi è che Pamela non era una tossicodipendente come è stato all'inizio da alcuni”, ha detto l'avvocato Marco Valerio Verni, zio e legale della famiglia Mastropietro: “Era una persona a doppia diagnosi, affetta da un disturbo della personalità borderline grave che, come effetto secondario, dava la dipendenza da sostanza stupefacente”.

La compagna di Oseghale non si è presentata – Intanto Michela P., una dei testimoni più attesi dell'udienza di oggi, non si è presentata davanti alla Corte di Assise di Macerata dove era chiamata a deporre. Si tratta della compagna dell'imputato Innocent Oseghale. “P. non è presente, è stata cercata a casa, ma è irreperibile”, ha detto il procuratore di Macerata. Non sarà ascoltata neppure nelle prossime udienze. La Corte, come chiesto dalla procura, ha deciso di acquisire i verbali di sommarie informazioni resi dalla donna e dei sequestri eseguiti dalla Guardia di Finanza.

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