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Palermo, facevano prostituire la figlia di 9 anni per 30 euro: “Mamma e papà mi costringevano”

Ha confermato lo sfruttamento da parte dei genitori al gip, Antonella Consiglio, la bimba di 9 anni di Palermo, costretta a prostituirsi a pagamento. La mamma e il papà erano stati arrestati nei mesi scorsi insieme a due anziani e ora sono ai domiciliari: “Lasciavano a me i soldi, mi davano 30 euro. Se penso a queste cose sento tristezza”.
A cura di Ida Artiaco
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È stata costretta dai genitori a prostituirsi con uomini adulti e a guardare la madre fare lo stesso a casa loro. Ha confermato tutto, anche davanti al gip Antonella Consiglio, con l'ausilio di una psicologa infantile, la bimba di nove anni di Palermo nell'ambito dell’inchiesta del pm Chiara Capoluongo, che ha portato nei mesi scorsi all’arresto della mamma e del papà della piccola e di due anziani, di 63 e 79 anni, tutti agricoltori, che avrebbero approfittato di lei, ma che hanno negato qualsiasi tipo di rapporto con la vittima. "Ci vedevamo spesso in campagna – hanno detto – anche la bambina ogni tanto veniva a raccogliere pomodori, ma non abbiamo mai avuto rapporti sessuali con lei né con la madre". Nelle scorse settimane, invece, i genitori si erano avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al giudice. Gli indagati restano al momento agli arresti domiciliari, mentre la bimba è stata affidata a una casa famiglia.

L'inchiesta è iniziata dopo la denuncia di un uomo che aveva visto la vittima in una campagna appartarsi con uno dei due indagati e compiere in più di una occasione un atto sessuale. Dalle indagini che ne sono scaturite è emerso che ad organizzare quegli incontri a pagamento era la mamma della bambina di 9 anni, ai quali pare partecipasse spesso anche lei davanti agli occhi della figlia. "Lasciava i soldi a me, mi dava 30 euro – aveva detto la bimba agli investigatori subito dopo l'arresto dei genitori -. A casa c'era anche mio padre che dormiva perché era stanco, se penso a queste cose sento tristezza. Glielo dicevo a mia madre che non mi piacevano quelle cose. Non lo so però come è che mi ritrovavo a farle, ma non sono arrabbiata con mia madre perché lei non mi ha fatto niente di male". Il processo continua.

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