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“Pagò una minorenne per una prestazione sessuale”: condannato il figlio del patron della Blutec

Secondo quanto emerso dall’inchiesta “Tacco 12” su un presunto giro di ragazze immagine di alcuni club privé avviate alla prostituzione, Mario Ginatta, figlio del patron della Blutec, avrebbe pagato una minorenne per fare sesso. È stato condannato con rito abbreviato alla pena di otto mesi di carcere, commutati in libertà controllata.
A cura di Susanna Picone
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Mario Ginatta, figlio del patron della Blutec, colosso del settore automotive in amministrazione giudiziaria dopo l'arresto dei vertici societari per una presunta truffa, è stato condannato con rito abbreviato alla pena di otto mesi di carcere, commutati in libertà controllata. Era finito a processo con l’accusa di avere pagato una minorenne per una prestazione sessuale nell'ambito dell'inchiesta “Tacco 12”, su un presunto giro di ragazze immagine di alcuni club privé avviate alla prostituzione. Insieme a Ginatta, difeso dall'avvocato Luigi Chiappero, sono stati condannati a un anno e otto mesi anche Vincenzo Liello, suo “tuttofare”, e il fidanzato di una delle ragazze, che si è costituita parte civile, Michal Palumbo. Quest’ultimo è stato condannato, sempre dopo processo con rito abbreviato, a quattro anni e otto mesi. Secondo l'accusa, rappresentata in aula dal pm Dionigi Tibone, Vincenzo Liello accompagnava le escort agli incontri, mentre Michal Palumbo sfruttava la fidanzata facendola prostituire. Il magistrato aveva chiesto per i tre imputati pene da uno a cinque anni di carcere.

Gli investigatori hanno raccolto le testimonianze di undici ragazze – La lettura del dispositivo è avvenuta durante una sospensione del dibattimento che si sta celebrando davanti al tribunale in cui sono alla sbarra altri sei imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario. A far scattare le indagini, condotte dalla Squadra mobile di Torino, era stato nel marzo 2017 uno dei clienti dei club. Gli investigatori avevano quindi raccolto le testimonianze di undici ragazze, alcune di loro ancora minorenni. A quanto ricostruito, per aggirarsi tra i tavoli dei locali in abiti succinti i clienti pagavano 40 euro, la tariffa di un privé era invece di 130 euro. Parte della somme venivano trattenute dal gestore del locale.

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