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Padova, parroco molestò il chierichetto di 15 anni in parrocchia: “Mi faccio schifo”

Nel processo, che ha visto la condanna del parroco, decisive le intercettazioni in cui il prete esprime la propria vergogna per quanto commesso.
A cura di Antonio Palma
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Due anni e otto mesi di reclusione senza la sospensione della pena per il reato di violenza sessuale nei confronti di un minore di 16 anni. È questa la sentenza di condanna nel processo di primo grado nei confronti di don Nicola De Rossi, ex parroco di Monselice, in provincia di Padova, a giudizio per aver molestato e palpeggiato un chierichetto minorenne della sua parrocchia da cui poi è stato allontanato. Per il 40enne disposte anche  le pene accessorie previste in casi di violenze su minori di 16 anni come l'interdizione da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado e soprattutto il pagamento di  un risarcimento di 15 mila euro verso la famiglia del ragazzo.

Il giudice per le udienze preliminari Margherita Brunello ha dovuto tenere conto dello sconto di un terzo della pena previsto in caso di processo svolto  con rito abbreviato. Il Gup non ha accolto in pieno le richieste del pubblico ministero Roberto Piccione che rappresentava l'accusa e che aveva  sollecitato una condanna a 3 anni e 4 mesi di carcere per il prete. L’imputato, che durante l’inchiesta si è avvalso della facoltà di non rispondere, durante i processo si è scusato per le pene arrecate al minore senza però esprimere alcuna ammissione di responsabilità. Secondo la difesa, infatti, il parroco ha tenuto sempre una condotta cristallina, e al contrario è stata messa in discussione l’attendibilità della vittima.

Le registrazioni telefoniche

Ad incastrare  don Nicola De Rossi però ci sono le registrazioni telefoniche di alcune chiamate tra lui, un’amica psicoterapeuta e un collega sacerdote. Intercettazioni ammesse come prova solo dopo una lunga battaglia legale tra la difesa, che sosteneva rientrassero nel segreto professionale per la psicoterapeuta e in quello ecclesiastico per il padre spirituale, e l'accusa che le riteneva semplici conversazioni tra amici. "Mi faccio un po’ schifo… Mi domando come sono arrivato a una cosa del genere", si era sfogato il parroco con la donna che gli aveva risposto: "Tu dici che è stato abbastanza naturale… Che avete solo giocato… Devi essere fedele a questa posizione".

L'invito a pranzo e poi le molestie

I fatti contestati al prete risalgono al luglio del 2016 quando il ragazzino, all'epoca 15enne, era stato invitato a pranzo dal parroco, come era avvenuto anche in precedenti occasioni. "Facciamo un pisolino?" gli avrebbe detto ad un certo punto il prete, invitandolo nella propria stanza da letto, secondo la testimonianza della vittima. In camera da letto infine le molestie sessuali e i palpeggiamenti davanti ai quali l'adolescente è scappato spaventato e in lacrime, rifugiandosi a casa dove poi ha raccontato quanto era accaduto ai genitori.

Dopo la denuncia e l'inchiesta dei carabinieri, il parroco è stato prima trasferito in un'altra parrocchia e poi è stato sospeso dalla Diocesi di Padova. "Questa notizia mi addolora profondamente e addolora l’intera Chiesa padovana" aveva dichiarato il vescovo Claudio Cipolla, aggiungendo: "Sono vicino al minore e alla sua famiglia, a cui avevo già espresso con una lettera privata la sofferenza e il turbamento per questa vicenda. Se come Chiesa ci siamo mossi tempestivamente, non appena informati dell’indagine e del procedimento a carico di questo sacerdote, ciò non ci toglie l’amarezza e il disagio che proviamo"

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