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Padova, anziana aggredita e torturata in casa col taser: “Viva per miracolo”

Cecilia Zanibon è stata strangolata e torturata con il taser da un ragazzo che si era recato in casa sua con una scusa. Il racconto shock della donna dal letto dell’ospedale in cui è ricoverata: “Voleva uccidermi, era una bestia. Mi colpiva alla testa con un aggeggio che produceva scariche elettriche”.
A cura di Ida Artiaco
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Esempio di taser (Getty).
Esempio di taser (Getty).

Ha bussato alla sua porta chiedendo un favore e Cecilia Zanibon, madre e nonna 79enne di Padova, non ha saputo negargli il suo aiuto. Ma mai avrebbe potuto immaginare che proprio in quel momento sarebbe cominciato un vero e proprio incubo. Una volta accolto in casa quel ragazzo, poco più che ventenne, la donna è stata prima strangolata e poi torturata con un taser, lo storditore elettrico che il giovane, capelli biondi e accento dell'Est Europa, le ha puntato dritto alla testa. Scariche da 50mila volt che l'hanno stordita per più di un'ora. Nel tentativo di mettersi al riparo dal suo aggressore, ha anche perso l'equilibrio cadendo a terra. Una colluttazione, questa, che la provocato anche la frattura del setto nasale.

È successo intorno alle 13:00 dello scorso venerdì in un appartamento di via Durer 31, dove la signora Cecilia, vedova da circa 15 anni, stava preparando il pranzo. All'improvviso qualcuno suona al campanello: si tratta di un giovane che dice di avere difficoltà con l'acquedotto e che le chiede di verificare se anche lei non abbia lo stesso problema. La donna si dirige verso il bagno per andare a controllare, ma il ragazzo la segue e comincia ad aggredirla, stringendole il collo e puntando contro la sua testa più volte il taser. Quando cade sul pavimento priva di sensi, il suo aggressore scappa via senza rubare nulla, forse per la paura di averla uccisa. Quando Cecilia si risveglia, circa un'ora più tardi, raggiunge il negozio di estetica dove aveva un appuntamento. È a quel punto che decide di farsi aiutare da un'ambulanza.

Trasportata d'urgenza in ospedale, racconta dell'aggressione ai medici, che avvertono immediatamente la polizia. Gli agenti avviano così un'indagine per dare un volte e un nome all'aggressore della 79enne. "Voleva uccidermi, era una bestia. Mi colpiva alla testa con un aggeggio che produceva scariche elettriche. Il solo rumore faceva terrore", ha raccontato al Mattino di Padova Cecilia dal letto del reparto di neurochirurgia, dove è ancora ricoverata. "Sembrava che la testa mi scoppiasse – ha continuato -. Un dolore simile non l’ho mai provato in tutta la mia vita. Mi ha tramortita e mi sono svegliata dopo un’ora. Penso che una cattiveria del genere non si può nemmeno immaginare. Come si può trattare in questo modo un’anziana come me? Sola, per giunta. Sono viva per miracolo".

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