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Padova: agente di polizia penitenziaria si suicida nel cimitero in cui è sepolta la figlia

L’agente di polizia si è tolto la vita sparandosi con la pistola d’ordinanza davanti al cimitero in cui è sepolta sua figlia, morta 12 anni fa.
A cura di Davide Falcioni
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Un agente di polizia penitenziaria, che prestava servizio nel carcere di Padova, si è tolto la vita ieri nel tardo pomeriggio sparandosi con la pistola di ordinanza. L'uomo aveva 45 anni, era sposato e aveva tre figli. A diffondere la tragica notizia è stato Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe. Il pensiero del Sappe va “ai familiari, agli amici e ai colleghi del nostro collega. A loro va il nostro pensiero e la nostra vicinanza”, conclude commosso e affranto Capece.

La tragedia è avvenuta a Villafranca, a poca distanza dal cimitero dove è sepolta la figlia defunta dell’agente, morta 12 anni fa, a pochi mesi di vita. A quanto pare poco prima di farla finita il poliziotto ha avuto una lite con la moglie, al termine della quale avrebbe afferrato la pistola d’ordinanza uscendo poi di casa senza dire dove fosse diretto. L'agente ha raggiunto con l’auto il cimitero, ed è lì che ha deciso di farla finita. Alcuni residenti hanno notato il suo corpo riverso sul volante, chiuso dentro la macchina e hanno chiamato il 118 e i carabinieri. Sconvolti i colleghi che lo conoscevano, per tutti è stato un fulmine a ciel sereno. Nel 2014 un altro agente della polizia penitenziaria si era tolto la vita in maniera simile dopo un dissidio famigliare.

Il sindacato di polizia denuncia un boom di suicidi tra gli agenti della "penitenziaria"

Il segretario del Sappe ha commentato: "Sembra davvero non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, uno dei quattro corpi di polizia dello Stato italiano”. Per il sindacalista è importante “evitare strumentalizzazioni ma fondamentale e necessario è comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l'attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere dal poliziotto". "Non può essere sottaciuto ma deve anzi seriamente riflettere la constatazione che negli ultimi 3 anni si sono suicidati più di 55 poliziotti e dal 2000 ad oggi sono stati complessivamente più di 110, ai quali sono da aggiungere anche i suicidi di un direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e di un dirigente generale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza). – sottolinea Cepece – Quel che è certo è che sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari l’Amministrazione Penitenziaria è in grosso affanno e in colpevole ritardo, senza alcuna iniziativa concreta. I poliziotti continuano a suicidarsi, l’Amministrazione Penitenziaria non mette in campo alcuna concreta iniziativa per contrastare il disagio lavorativo e dare un sostegno a chi è in prima linea nelle carceri”.

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