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P2, svelate le lettere di Licio Gelli: “Il generale Dalla Chiesa era un fratello massone”

Giuliano Di Bernardo, l’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, mostra in esclusiva a Fanpage.it due lettere inviategli da Licio Gelli, numero uno della loggia massonica P2, nel 1990. All’interno di una delle due missive, si riferisce al Generale, morto in un attentato a Palermo nel 1982 insieme alla moglie e all’autista, come “uno dei più fulgidi esempi della massoneria italiana”.
A cura di Ida Artiaco
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Giuliano Di Bernardo, l'ex Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, mostra in esclusiva a Sandro Ruotolo per Fanpage.it due lettere originali inviategli dal capo della P2, Licio Gelli, nel 1990, quando era ancora il rappresentante dell'organizzazione massonica più importante del Paese. In una di queste, in particolare, mai ritrovata dalle forze dell'ordine, compare il nome del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, citato dallo stesso Gelli, come "un martire dello Stato ma anche della causa massonica […] emarginato, perseguitato e mandato allo sbaraglio perché massone". In precedenza, si era sempre detto che Dalla Chiesa fosse iscritto alla Massoneria per conto dello Stato. Ma Di Bernardo insiste nel sottolineare che il Generale, morto vittima nel 1982 di un attentato mafioso, fosse un membro attivo della P2.

"Gelli lo presenta come un fulgido esempio della massoneria – ha continuato Di Bernardo -. Quindi non solo ne mette in evidenza il genio militare, ma anche quello istituzionale". Dalla Chiesa, il prefetto antimafia protagonista della lotta alle Brigate Rosse, ucciso a Palermo insieme alla moglie e al suo autista nel 1982, era un massone della P2. Le lettere in cui sono contenute queste dichiarazioni sono state recapitate da Licio Gelli direttamente a Di Bernardo nell'anno della sua elezione a Gran Maestro d'Oriente.

Si torna così ancora una volta a parlare della P2, la famosa loggia massonica segreta di carattere eversivo, finita al centro dei principali scandali della storia italiana degli ultimi anni, dalla strage di Bologna alla vicenda del Banco Ambrosiano, passando per il sequestro Moro e Tangentopoli. Felice Casson, magistrato a Venezia impegnato in una serie di inchieste su terrorismo e servizi deviati, ha definito a Fanpage.it la P2 come "un cancro all'interno del tessuto istituzionale italiano". La loggia viene scoperta per caso dai giudici istruttori di Milano, Gherardo Colombo e Giuliano Turone,  mentre stavano indagando sul presunto rapimento di Michele Sindona. I magistrati fanno perquisire la casa di Arezzo di Licio Gelli. È il marzo del 1981 quando è scoperto l'elenco degli appartenenti alla P2: ci sono ben 962 nomi, tra cui quelli di ministri, magistrati, servizi segreti, imprenditori come Silvio Berlusconi e finanzieri come lo stesso Michele Sindona. Poco dopo l'eclatante scoperta la corte centrale del Grande oriente d'Italia espelle Licio Gelli, senza sciogliere la P2, già sospesa nel 1976.

È qui che arriviamo al contenuto della seconda lettera mostrata in esclusiva a Fanpage.it. In questo testo Gelli chiede all'allora Gran Maestro Di Bernardo di essere riammesso nel Grande Oriente d'Italia ritenendo di aver subito un "processo sommario". Non ricevendo risposta alle sue lettere Gelli invia ancora a Di Bernardo un emissario, "che si trovava all'epoca ai vertici della massoneria toscana" con il seguente messaggio: se Gelli fosse stato riammesso avrebbe offerto al Gran Maestro l'elenco completo, con i relativi dossier, dei membri della Loggia P2. Ma così non è stato e dell'elenco non si ha traccia. La famosa lista resta così ancora uno dei più grandi misteri della storia italiana.

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