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Orge in canonica, Don Contin non è più prete. Il vescovo: “Momento di sofferenza”

Don Andrea Contin, l’ex parroco padovano accusato di violenza privata aggravata per lo scandalo a luci rosse in canonica, è stato dimesso dallo stato clericale. A rendere noto il provvedimento è stato il vescovo di Padova.
A cura di Susanna Picone
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Papa Francesco ha dimesso dallo stato clericale don Andrea Contin, sacerdote padovano finito a processo per una storia di orge in canonica. A darne notizia è il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, che ha fatto sapere di aver informato l’interessato nei giorni scorsi. “La decisione è stata notificata al vescovo di Padova dalla Congregazione per il Clero, presieduta dal prefetto cardinale Beniamino Stella, a cui era stata consegnata la documentazione relativa al procedimento canonico del Tribunale ecclesiastico diocesano”, è quanto fa sapere l’Ufficio stampa della diocesi di Padova, puntualizzando che “il provvedimento è inappellabile e non soggetto a ricorso e prevede, per Andrea Contin, la dispensa dagli obblighi del ministero presbiterale e dal celibato, senza per questo che venga meno la possibilità di partecipare alla vita della comunità cristiana”. Monsignor Cipolla ha parlato di “un momento di sofferenza per tutti”, per Andrea Contin e la sua famiglia, i preti, le persone coinvolte, e i parrocchiani. “Ci vorrà tempo – così ancora il vescovo – per rimarginare le ferite e trovare percorsi di fiducia per quanti si sono sentiti offesi o sono stati confusi da quanto accaduto”.

Lo scandalo a luci rosse in parrocchia – L'ex parroco di San Lazzaro, coinvolto in uno scandalo “a luci rosse”, ha chiesto nei giorni scorsi di patteggiare un anno per l'accusa di violenza e lesioni privata nei confronti della donna che l'aveva denunciato facendo partire l'inchiesta. Una denuncia che risale al 2016 con cui la parrocchiana aveva deciso di raccontare tutti i dettagli della sua relazione col sacerdote. Nei mesi successivi alla denuncia, lo stesso vescovo di Padova si era rivolto ai fedeli con una lettera aperta per commentare lo scandalo del sacerdote indagato. “Mi vergogno – aveva scritto Cipolla – e vorrei chiedere io stesso perdono per quelli che, nostri amici, hanno attentato alla credibilità del nostro predicare”.

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