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Omicidio suicidio a Padova, morti Donatella e il fratello Piermatteo: “Famosi per i loro presepi”

Donatella, ex fotografa, e Piermatteo Rigon sono i due fratelli protagonisti dell’omicidio suicidio verificatosi in una villa di via Faggin, nel quartiere Arcella di Padova. Accomunati dalla passione per i presepi, che li aveva fatti arrivare anche i tv, pare che i due avessero cominciato a litigare dalla morte della madre, avvenuta a Natale. Continuano le indagini.
A cura di Ida Artiaco
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Lei un'ex fotografa molto famosa, lui tuttofare. Entrambi con la passione dei presepi e del giardinaggio, sono sempre stati legati, anche quando i litigi non sono mancati prima e dopo la morte della loro anziana madre. Eppure, la morte di Donatella e Piermatteo Rigon, di 49 e 50 anni, trovati cadavere nella giornata di ieri, lunedì 4 marzo, nella villa di famiglia in via Faggin 50, nel quartiere Arcella di Padova, resta ancora un mistero. Per gli inquirenti si tratta di un caso di omicidio suicidio, probabilmente avvenuto all'interno di un dramma familiare. I vicini di casa, che per primi hanno allertato le forze dell'ordine, li hanno definiti come due persone molto riservate, anche se l'uomo appariva molto strano e raramente parlava della sua vita privata.

I fratelli Rigon in un video del tg

Ma in città tutti conoscevano la loro passione comune per i presepi, che l'aveva anche portati in tv: nel 2015, infatti, erano stati intervistati dal TgPadova di Telenuovo per mostrare le loro statuine sistemate nel giardino di via Faggin. Per loro era una tradizione familiare, che preparavano con cura tutti gli anni. La più famosa della famiglia era però Donatella, che per anni aveva lavorato come fotografa agli eventi della città, con incarichi anche da Provincia e Regione, anche se per un pezzo era stata lontana da inaugurazioni e altri incontri pubblici per seguire l’anziana madre, con cui entrambi i figli avevano vissuto per tutta la vita. Poi, lo scorso Natale, quando la donna è deceduta, pare che i rapporti tra i due fratelli si siano inaspriti, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare un epilogo simile.

La ricostruzione del delitto

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, i loro cadaveri sono stati trovati in una pozza di sangue in una camere del piano superiore della villa di via Faggin. Di loro nessuno aveva notizie da giorni. . A far sospettare che qualcosa non andasse ci sarebbe stato il fatto che l'auto fosse da tempo ferma, parcheggiata in un vialetto, e una luce accesa da giorni, sia di giorno sia di notte, nell'edificio. Proprio per questo era stato contattato un terzo fratello che, non avendo risposta dai due, ha aperto casa facendo scoprire i due cadaveri. Lei era a terra, in pigiama e con la gola squartata, lui martoriato di coltellate sul pavimento del bagno. Scattato l'allarme, sul posto è giunta in forze la polizia con la scientifica, il medico legale e il Pm padovano di turno Roberto Piccione. Secondo gli inquirenti, è probabile che Piermatteo abbia prima ucciso la sorella e poi si sia suicidato, ma le indagini sono ancora in corso.

La maledizione di via Faggin

Intanto, mentre continuano tutte le analisi del caso, i padovani non possono non ricordare che proprio in via Faggin si verificò un altro eclatante caso di cronaca, legato all'uccisione della 24enne Margherita Magello, che proprio in quella stessa strada, al numero 27, venne trovata morta il 20 gennaio 1976. Per quel delitto venne condannato, dopo un lunghissimo processo, quello che è oggi il notissimo scrittore Massimo Carlotto, all'epoca dei fatti 18enne, che fu poi graziato da Oscar Luigi Scalfaro nel 1993.

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