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Omicidio Renata Rapposelli, la testimonianza choc della figlia: “E se Simone t’ammazza?”

“E se ti ammazza? Le chiesi, ma lei mi disse che non aveva paura”. Qualche tempo dopo questo scambio di battute con sua figlia Maria Chiara Santoleri, Renata Rapposelli è stata trovata morta in una scarpata a Tolentino, nelle Marche. La testimonianza è stata ascoltata al processo a carico di Simone Santoleri e suo padre Pino, rispettivamente figlio ed ex marito della vittima.
A cura di Angela Marino
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Le dissi proprio: ‘Mamma, se quello ti ammazza?’. Così Maria Chiara Santoleri dal banco dei testimoni al processo per l'omicidio a carico del fratello Simone e di suo padre Pino Santoleri per l'omicidio di Renata Rapposelli, la 59enne scomparsa da Giulianova nell'ottobre 2017, e ritrovata cadavere in una scarpata alcune settimane dopo. Maria Chiara,  parte civile al  processo in quanto figlia della vittima, sebbene sorella dei due imputati, ha testimoniato dei rapporti tra la madre e il fratello. "E se ti ammazza?" avrebbe chiesto a sua madre, evidentemente temendo i disegni criminosi del fratello, "non ho paura", le avrebbe risposto Renata, che il giorno della sua morte era andata a trovare marito e figlio nella casa in cui vivevano insieme, con la pensione del padre, a Giulianova.

Le minacce all'ex

Ex guardia giurata, disoccupato con una relazione finita alle spalle e una figlia di cui ha perso la patria potestà, Simone Santoleri viene dipinto dalla sorella e dalla ex compagna come un uomo con impulsi violenti.

Mi disse che non avrebbe mai permesso che io stessi con un’altra persona, quindi sfilò da dietro alla schiena la pistola e me la fece vedere. Mi disse: ‘Inizialmente ti ho portata qui perché ti volevo uccidere e poi mi volevo uccidere, l’unico motivo per cui non l’ho fatto è perché c’è la bambina che sarebbe rimasta senza madre.

Così lo descrive la testimonianza dell'ex compagna di Simone, mentre nei racconti di sua sorella Maria Chiara, all'indole violenta si aggiungono anche i deliri religiosi.

Ha avuto un periodo in cui diceva che vedeva il diavolo che lo prendeva e lo faceva alzare da terra e lo attaccava ai muri. Mi diceva: ‘Senti qua fuori, queste sono le catene dei bambini che giocano e che poi sono stati incatenati perché hanno fatto una brutta morte, quindi riesco a sentire le catene'”.

Secondo l'accusa Renata sarebbe stata strangolata dal figlio dopo un litigi per questioni economiche. La donna reclamava da anni gli alimenti che suo marito non le aveva versato (circa duecento euro al mese).

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