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Omicidio di Noemi Durini a Lecce

Omicidio Noemi, l’avvocato di Lucio fa ricorso contro la condanna: “Non è in grado di intendere e di volere”

Attenuanti generiche e affidamento ai servizi sociali, questa la richiesta contenuta nelle 31 pagine del ricorso in appello contro la sentenza di primo grado che ha condannato Lucio Marzo a 18 anni di carcere per l’omicidio di Noemi Durini. L’avvocato del giovane ha chiesto anche una nuova perizia psichiatrica. Per lui, infatti, il ragazzo è incapace di intendere e di volere.
A cura di Angela Marino
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"Non è in grado di intendere e di volere" con questa motivazioni l'avvocato Luigi Rella, legale di Lucio Marzo, ha chiesto per il ragazzo una nuova perizia psichiatrica e l'affidamento ai servizi sociali. È tutto scritto nel ricorso depositato oggi al tribunale di Lecce, contro la sentenza di primo grado che lo ha condannato a 18 anni e 9 mesi di carcere per aver ammazzato la fidanzata Noemi Durini, di soli 17 anni. È l'ultimo atto della vicenda giudiziaria che vede indagati anche i genitori del Marzo, sospettati di aver in qualche modo partecipato o agevolato l'azione criminale del figlio.

Per lui, intanto, nelle 31 pagine del ricorso presentato in appello, l'avvocato chiede che siano concesse anche le attenuanti generiche e proprio in ragione delle sue limitate capacità di giudizio. Lucio, oggi 18 anni di cui l'ultimo trascorso in carcere, già in passato era stato curato con trattamenti farmacologici e di TSO, tuttavia finora i giudici non hanno mai ritenuti che i suoi problemi possano diminuire le responsabilità circa l'assassinio di Noemi Durini. La ragazza venne assassinata il 3 settembre del 2017 e il suo corpo ritrovato una manciata di giorni dopo, proprio grazie alla confessione del Marzo, che condusse sul posto gli inquirenti. Il cadavere della ragazza venne trovato sotto un cumulo di pietre nelle campagne di Castrignano, in provincia di Lecce. Scioccante il referto dell'autopsia: sepolta viva. Noemi, infatti, è stata colpita violentemente più volte prima di essere sepolta sotto quel mucchio di pietre, dove, ancora viva, ha poi esalato l'ultimo respiro. Dalla cella del carcere il giovane marzo ha poi ritrattato la confessione accusando il meccanico Fausto Nicolini, accusa che gli è costata una denuncia per calunnia.

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