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Il caso Lorys Stival

Omicidio Lorys Stival, il mistero dell’auto di Veronica

Cosa nasconde ancora l’auto di Veronica Panarello? Il veicolo in uso alla mamma di Santa Croce Camerina, condannata lo scorso luglio a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlioletto Lorys e dissequestrato ora dopo quattro anni, è di nuovo sotto i riflettori. Intanto il legale di Veronica ha depositato il ricorso contro la sentenza di condanna a 30 anni, contestando la capacità di intendere e di volere riconosciuta alla donna.
A cura di Angela Marino
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Cosa nasconde ancora l'auto di Veronica Panarello? Il veicolo in uso alla mamma di Santa Croce Camerina, condannata lo scorso luglio a 30 anni di carcere per l'omicidio del figlioletto Lorys e dissequestrato ora dopo quattro anni, è di nuovo sotto i riflettori. Proprio recentemente l'auto con cui Veronica si disfece del corpicino di Lorys è stata mostrata dalle telecamere di Canale Cinque, che ne hanno mostrato il contenuto. La vettura che Veronica utilizzò il giorno del delitto, contiene ancora, bel bagagliaio due giubbotti di Veronica, il grembiule di Lorys e la copertina in cui era avvolto il corpo del bimbo.

Intanto sono state depositate le motivazioni della sentenza di secondo grado a carico della Panarello, centocinquanta pagine che spiegano le dinamiche e il movente del delitto che ha scioccato la Sicilia. Secondo i giudici infatti, Lorys sarebbe stato ucciso "verosimilmente, per la resistenza mostrata dal bambino a recarsi a scuola” e “il desiderio di restare con la madre e andare con lei al corso di culinaria”. Depositato anche il ricorso dell'avvocato Villardita, legale di Veronica Panarello che ha elencato punto per punto quelle che ritiene essere le incongruenze della condanna: “l’elemento soggettivo del reato e la contraddizione della sentenza che parla di dolo d’impeto, ma anche di pianificazione con il sopralluogo di Veronica Panarello; l’assenza di movente; e la capacità di intendere e volere dell’imputata”. Secondo Villardita Veronica dovrebbe sottoporsi a una nuova perizia che possa riconoscere quello che secondo lui è un disturbo di personalità in grado di alterare la capacità di intendere e di volere di Veronica.

Secondo i giudici invece Veronica avrebbe agito: “scientemente e lucidamente, senza esitazioni di sorta, per sopprimere quella giovanissima vita da lei generata" e mostrando "l’assenza di qualsivoglia forma di resipiscenza subito dopo la commissione dell’orribile crimine, omettendo di attivarsi in qualche modo per salvare il figlio che era ancora in fase agonica, chiamando i soccorsi o invocando l’aiuto di altre persone a tal fine".

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