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Omicidio Duccio Dini: arrestate altre 4 persone. Gli inquirenti: “Commando partito per uccidere”

A finire in manette questa mattina altre quattro persone, tutte residenti nelle case popolari di Firenze e Scandicci. Avrebbero fatto parte del gruppo che ha accidentalmente investito e ucciso il 29enne Duccio Dini.
A cura di Davide Falcioni
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I carabinieri di Firenze hanno eseguito altri quattro arresti in relazione alla morte di Duccio Dini, il ragazzo di 29 anni che è stato investito e ucciso il 10 giugno scorso mentre era in sella al suo scooter. A disporre le nuove ordinanze di custodia cautelare in carcere è stato il gip Angelo Antonio Pezzuti su richiesta del sostituto procuratore Tommaso Coletta. Le manette sono scattate nei confronti di quattro uomini, tutti di etnia rom e tutti facenti parte di "un commando, partito per uccidere una persona e che alla fine ne ha uccisa un'altra", ha detto il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo.

A finire dietro le sbarre sono i conducenti di due delle automobili impegnate nell'inseguimento: il figlio di Remzi Amet, Antonio Mustafa, 44 anni, e il nipote Remzi Mustafa, 20 anni. Sono accusati di omicidio volontario per la morte di Duccio Dini e di tentato omicidio nei confronti del cognato di Remzi Amet, un 43enne contro il quale avevano pianificato una spedizione punitiva che si è tramutata in un inseguimento a folle velocità per le strade di Firenze costato la vita al 29enne. Per tentato omicidio sono stati arrestati anche i due uomini a bordo di un furgone, il figlio di Remzi Amet, 39 anni, e il cognato Emin Gani, 27 anni, che hanno partecipato solo alle fasi iniziali dell'inseguimento: a bloccarli sarebbe stata la foratura di una gomma. I quattro sono stati arrestati nelle case popolari tra i comuni di Firenze e Scandicci e trasferiti nel carcere di Sollicciano. Per l'omicidio di Duccio Dini erano già finiti in manette Amet Remzi, 65 anni, e Mustafa Dehran, 36 anni, anche loro rom, accusati di omicidio volontario. "Sapevano di poter uccidere", la motivazione con cui il gip aveva disposto che gli arrestati restassero in carcere.

Del caso ha parlato anche Matteo Salvini: "Devono MARCIRE in galera. Tornerò presto in città. Chi sbaglia paga", ha scritto il ministro dell'interno in un tweet. "La macchina della sicurezza funziona. Sono molto soddisfatto dell'operazione del Comando Carabinieri di Firenze che questa mattina ha assicurato alla giustizia altre 4 persone, autori del folle inseguimento costato la vita a Duccio Dini".

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