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Omicidio di Denis Bergamini, indagato il marito dell’ex fidanzata

“Vorrei vedere in faccia questa persona – ha dichiarato la sorella Donata – credo sia il minimo che posso chiedere dopo 28 anni per una morte disumana”. Denis Bergamini è morto soffocato e il suo corpo è stato posizionato in strada, sulla Statale Ionica perché fosse investito. Lo scopo dei suoi assassini, secondo le ipotesi dell’inchiesta, era quello di simulare il suicidio.
A cura di Angela Marino
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C'è un terzo indagato nel caso di omicidio di Denis Bergamini, il centrocampista del Cosenza morto la notte del 18 novembre 1989 sulla statale 106 Ionica. Si tratta di Luciano Conte, poliziotto e marito di Isabella Internò, l'ex fidanzata del calciatore presente quella notte e oggi indagata per omicidio insieme a Raffaele Pisano, il conducente dell'autocarro che investì il corpo già senza vita di Bergamini. È il risultato della riapertura dell'inchiesta disposta dal procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, il quale, negli ultimi mesi, ha sentito oltre 70 testimoni. Secondo la tesi di Facciolla, Denis sarebbe stato investito dall'autoarticolato quando era già morto allo scopo di inscenare un suicidio. "Si è tuffato sotto il camion" – è la versione sostenuta in tutti questi anni da Isabella Internò con la quale il calciatore si era messo in viaggio nella sua auto dopo aver lasciato improvvisamente la squadra in ritiro, alla vigilia di una importante partita. La Internò aveva 18 anni e si era separata da Denis Bergamini già da diversi mesi all'epoca dei fatti.

Gli esiti della superperizia sul corpo di Denis, riesumato nell'ambito della nuova inchiesta, portano a concludere che il calciatore sia morto soffocato e non per il trauma dell'investimento, avvenuto invece post mortem. Ciò ha portato all'accusa di omicidio volontario aggravato per Internò e Pisano, ai quali si aggiunge oggi il terzo indagato. "Vorrei vedere in faccia questa persona – ha dichiarato Donata Bergamini , sorella di Denis –  credo sia il minimo che posso chiedere dopo 28 anni per una morte disumana e senza pietà, neppure per un corpo già inerme".  "Un atto ignobile (quello dell'investimento del cadavere, ndr.) disprezzante per un ragazzo che avevano già soffocato. Mio fratello aveva solo 27 anni e amava vivere, mio fratello era un calciatore e un serio professionista".

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