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Omicidi Monni e Masala, processo all’omertà: 32 indagati per favoreggiamento

Le indagini sulla morte del 19enne Gianluca Monni e del 29enne Stefano Masala si sono trovate di fronte a un muro di omertà che secondo gli inquirenti ha riguardato decine di persone che sapevano ma hanno taciuto anche durante gli interrogatori.
A cura di Antonio Palma
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Si sta rivelando sempre più un'indagine contro l'omertà quella sui delitti di Gianluca Monni e Stefano Masala i due giovani uccisi in due diversi episodi in Sardegna nel maggio del 2015 probabilmente a causa di una lite tra ragazzi di Nule, in provincia di Sassari,  e di Orune, in provincia di Nuoro. Gli inquirenti della Procura Nuoro infatti fin dai primi giorni dopo il delitto si sono ritrovati davanti ad un'inchiesta difficile, ostica non solo per l'incomprensibile movente dietro ai due delitti ma soprattutto per la reticenza di tutti quelli che hanno visto o sapevano qualcosa ma hanno taciuto anche di fronte a domande dirette degli inquirenti.

Secondo la Procura, infatti, sono numerose le persone che sapevano quanto era accaduto durante una festa di paese dove si era creato il precedente che poi avrebbe portato all'omicidio dello studente 19enne Gianluca Monni, ucciso mentre attendeva il bus per la scuola l’8 maggio del 2015, ma nessuno di loro ha parlato. Allo stesso modo i pm sono convinti che molti sapevano del rapporto che Stefano Masala, il 29enne scomparso la sera dell’omicidio di Monni e mai tornato a casa, aveva con Pietro Paolo Pinna, 18anni di Nule, e suo cugino Alberto Cubeddu, 21 anni di Ozieri, entrambi ora in carcere con l'accusa di essere gli autori di entrambi gli omicidi.

Per questo nel registro degli indagati sono finite ora altre 32 persone, tutte accusate di favoreggiamento perché considerate reticenti dai magistrati che le hanno interrogate subito dopo i fatti. L'inchiesta sui due giovani uccisi in Sardegna dunque ora si allarga e nelle prossime ore potrebbe portare a nuovi sviluppi. Proprio in questi giorni infatti gli inquirenti hanno anche disposto esami irripetibili su apparecchi cellulari e tablet sequestrati a Paolo Pinna e a un 24enne originario di Buddusò ma residente a Orune. Quest'ultimo, del quale non è stata resa nota l'identità, potrebbe aver avuto contatti con i due arrestati o con le vittime nei giorni precedenti agli omicidi e dunque potrebbe aver avuto un ruolo nella vicenda o comunque essere a conoscenza dei fatti.

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