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Olanda: lavoratore musulmano licenziato perché non vuole radersi la barba

Un uomo di fede musulmana è stato licenziato dal comune di Amersfoort, in Olanda, per essersi rifiutato di radersi la barba adducendo a motivo religiosi. L’operaio avrebbe dovuto lavorare alla bonifica dell’amianto e la barba avrebbe rappresentato un pericolo per la sua salute.
A cura di Davide Falcioni
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Una curiosa disputa giudiziaria è in corso in queste ore in Olanda, dove un uomo di fede musulmana ha denunciato i suoi datori di lavoro che l'hanno licenziato perché si è rifiutato di tagliarsi la barba adducendo a motivazioni di carattere religioso.

L'operaio, di cui non è stato diffuso il nome, era stato assunto dal comune di Amersfoort  per effettuare dei lavori di bonifica dell'amianto: dopo alcuni giorni è stato convocato dai responsabili, che gli hanno detto che avrebbe dovuto radersi per poter partecipare a un corso di formazione professionale. L'operaio si è rifiutato e per questo, oltre ad essere stato licenziato, ha perso anche la possibilità di usufruire di un sussidio che il comune emetteva per lui e sua moglie.

L'uomo ha fatto ricorso contro la decisione del comune di Amersfoort affermando che il licenziamento rappresentava una violazione dell'articolo nove della convenzione europea dei diritti dell'uomo, in particolare di quello alla libertà di coscienza, pensiero e religione: quella barba, infatti, avrebbe rappresentato un atto di fede e rispettato i precetti dell'Islam.

Da parte sua il  comune di Amersfoort ha rivendicato la legittimità della sua decisione, spiegando che la lunga barba dell'uomo gli impediva di utilizzare le necessarie dotazioni di sicurezza, consentendo alle fibre di amianto di venire a contatto con la sua bocca e di conseguenza mettendo seriamente a repentaglio la sua salute. Gli avvocati dell'amministrazione comunale hanno aggiunto che la partecipazione a quel corso di formazione avrebbe garantito all'uomo l'assunzione.

Ebbene, i giudici hanno stabilito che la decisione del comune rappresenta "inequivocabilmente una violazione del diritto [della persona] alla libertà religiosa", ma che era comunque legittima vista la necessità di tutelare la salute del lavoratore e proteggerlo dalle micidiali fibre d'amianto.

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