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Oggi è il compleanno di Nacho Duato, il coreografo cresciuto tra i coreografi

L’8 gennaio di sessant’anni fa è nato a Valencia Nacho Duato, pseudonimo di Juan Ignacio Duato Bàrcia. Allievo di Maurice Bejart al Mudra, ed all’Alvin Ailey American Dance Theatre, ha poi lavorato con i maggiori coreografi del mondo.
A cura di Massimiliano Craus
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Nacho Duato a Berlino nel 2014
Nacho Duato all'Opera di Berlino nel 2014

Nacho Duato oggi compie sessanta primavere ed è considerato uno dei coreografi più intriganti del panorama internazionale. Del resto il suo pedigree è una miscellanea di esperienze maturate in ogni dove e ,soprattutto, alla corte dei maggiori coreografi viventi. Basti pensare alle tre scuole scelte per formarsi da giovane, cominciando con la Rambert School di Londra per poi accedere alla prestigiosa fucina del Mudra di Maurice Bejart a Bruxelles e finire con la newyorkese Alvin Ailey American Dance Theatre. Un viaggio al di là dell'Atlantico che ha inevitabilmente marchiato il gesto interpretativo e coreografico di Nacho Duato, uno spagnolo atipico della danza a cavallo tra i due secoli e scelto dal Ministero della Cultura e dell'Educazione, non a caso, a dirigere la Compania Nacional de Danza de Espana nel 1990.

Ma prima di tornare in Spagna, Nacho Duato ha griffato il repertorio di mezzo mondo nelle vesti prima di interprete e poi di coreografo spaccando in due l'opinione pubblica e degli addetti ai lavori, con uno stuolo di estimatori ed uno altrettanto corposo di critici. Tuttavia i suoi esordi sono al Cullberg Ballet di Stoccolma alla corte di Birgit Cullberg, fucina tra gli altri dei suoi stessi figli Mats e Niklas Ek. Il passaggio successivo fu ancora più significativo con l'approdo al Nederlands Dans Theater all'Aja, sotto la direzione artistica di Jiri Kilian. Qui restò per dieci anni e si consacrò da subito come ballerino e successivamente come coreografo sotto l'ala protettrice del grande maestro ceco, divenendo coreografo stabile del Nederlands Dans Theater al fianco di Micha Van Manen e dello stesso Jiri Kilian.

Le coreografie di Nacho Duato hanno fatto il giro del mondo

"Lo Schiaccianoci" alla Scala, ph. Brescia e Amisano
"Lo Schiaccianoci" alla Scala, ph. Brescia e Amisano

Le sue coreografie hanno fatto il giro del mondo, basti pensare alle rappresentazioni al Cullberg Ballet e Nederlands Dans Theater, American Ballet Theatre, The Australian Ballet, Les Grands Ballets Canadiens, Stuttgart Ballet, Ballet Gulbenkian, San Francisco Ballet, Royal Ballet e Balletto del Teatro dell'Opéra di Parigi. Un successo annunciato di un predestinato del balletto che ha lasciato il segno in scena e dietro le quinte, fino alla separazione dalla sua compagnia nazionale con il conseguente ritiro dei suoi titoli dal repertorio. Una scelta che incise parecchio sul destino dell'ensemble spagnolo, da sempre con un'impronta classica che lo stesso Nacho Duato aveva nel tempo snaturato fino a darne una nuova identità d'autore. Il contraccolpo fu traumatico per la Compania Nacional de Danza che, solo in questi ultimi anni, sta risalendo la china con il nuovo direttore José Martinez.

Nel frattempo Nacho Duato salpava alla seconda compagnia pietroburghese del Teatro Mikhailovsky e poi al Corpo di Ballo dell'Opera di Berlino, insistendo sul proprio repertorio contemporaneo con una rivisitazione dei titoli più noti al grande pubblico. La sua chiave di lettura molto personale continua a non registrare l'unanimità dei consensi, soprattutto perché Nacho Duato è un autore e coreografo ai limiti dell'irriverenza e, per queste ragioni, gode di un appeal internazionale che lo porta a dirigere compagnie e proporre titoli costantemente. Fino all'ultimo "Lo Schiaccianoci" al Teatro Alla Scala di Milano dove il libretto resta pressoché invariato, quasi a non voler indispettire il tradizionalista loggione scaligero. Lo stesso coreografo dichiarò di

non voler apportare modifiche alla coreografia né al libretto, salvo tagliare la musica qua e là lungo lo spartito. L'unica eccezione vera concerne il Re dei Topi che Marius Petipa fa morire nel primo atto e poi ricomparire nel secondo. Com'è possibile? Io lo faccio così morire nel primo ed apro il secondo atto con una bella danza spagnola! "Lo Schiaccianoci" non è come "La Bella addormentata", ovvero il titolo classico più difficile di tutti. Qui alla Scala ho potuto lavorare molto di emozioni e poco di tecnica, com'è giusto che sia per un balletto di questo genere.

La danza spagnola de "Lo Schiaccianoci", ph. Brescia e Amisano
La danza spagnola de "Lo Schiaccianoci", ph. Brescia e Amisano
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