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Obeid, l’avvocato di Raqqa diventato simbolo dell’orrore della guerra

Per molti siriani il volto trasfigurato di Obeid è il simbolo della sofferenza e del dolore provocati dalla guerra. Dopo gli anni di terrore dei jihadisti, la popolazione intrappolata nell’ultima roccaforte dell’Isis sta soffrendo adesso i pesanti bombardamenti della coalizione a guida Usa. E nell’unico ospedale rimasto in piedi le ferite vengono curare solo con acqua e sale.
A cura di Mirko Bellis
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Obeid al-Kaaka Jay all'ospedale di Raqqa
Obeid al-Kaaka Jay all'ospedale di Raqqa

A prima vista potrebbe sembrare una statua greca o il ritratto di una divinità antica. La realtà è ben più dolorosa. Il volto trasfigurato, gli occhi pieni di dolore, la bocca socchiusa appartengono a Obeid al-Kaaka Jay, un avvocato di Raqqa. La foto è stata scattata la scorsa settimana nell'ospedale della città siriana dove l’uomo è stato ricoverato in gravi condizioni dopo un bombardamento aereo della coalizione anti-Isis. In poco tempo, l’immagine di Obeid è diventata virale sui social network arabi. Come Aylan, il piccolo di tre anni, morto annegato nel tentativo di raggiungere l'Europa; allo stesso modo di Omran Daqnish, insanguinato e sotto shock seduto in un ambulanza dopo un bombardamento ad Aleppo nell'estate del 2016; suo malgrado, questo avvocato siriano si è convertito in un’icona, simbolo del dolore del popolo siriano. Obeid non è sopravvissuto: tre giorni dopo questa foto è deceduto a causa delle ferite riportate.

Le due immagini che ritraggono l'avvocato siriano diffuse sui social media arabi
Le due immagini che ritraggono l'avvocato siriano diffuse sui social media arabi

Sui canali social di molti siriani sono cominciate ad apparire le foto che ritraggono l’avvocato cinquantenne prima di rimanere ferito nel bombardamento. “E’ incredibile che si tratti della stessa persona”, “Questa foto mi ha fatto piangere”, sono alcuni dei commenti alla notizia della sua morte. Ma c’è anche chi ha voluto ricordare la sua figura: “Obeid ha esercitato la professione di avvocato per 31 anni prima che Raqqa diventasse il luogo più pericoloso al mondo”, “Lo conoscevo – ha scritto Ahmad Khamis, uno psicologo di Raqqa che ora vive in Turchia – era un uomo molto rispettabile, sempre elegante. Si è rifiutato di scappare e adesso è diventato il simbolo della sofferenza di un intero popolo”.

La situazione sanitaria rimane critica. Come ha denunciato l’organizzazione Physicians for Human Rights (Phr, Medici per i diritti umani), la battaglia per liberare Raqqa ha distrutto l’intero sistema sanitario della città. L’unica struttura ospedaliera rimasta operativa è l’Ospedale nazionale, tutte le altre case di cura sono state devastate dai combattimenti. I medici di Phr hanno confermato che l'Ospedale nazionale è poco attrezzato e non è in grado di curare le decine di migliaia di persone rimaste in città. “In questo momento, le storie che emergono da Raqqa sono un vero incubo”, ha affermato Racha Mouawieh, responsabile della missione di Phr in Siria. “La città è stata sotto bombardamento quasi continuo da giugno, sono stati demoliti ospedali e cliniche. È una trappola mortale per i civili che sono stati costretti a sopportare per anni il terrore dell’Isis e adesso devono soffrire anche le conseguenze mortali della battaglia contro il Califfato”, ha aggiunto Mouawieh.

"Le situazione a Raqqa è veramente inimmaginabile”, ha dichiarato il dottor Homer Venters, direttore dei programmi di Phr. “Abbiamo avuto notizie che all'Ospedale Nazionale le ferite vengono curate solo con acqua e sale. Le lesioni traumatiche vengono trattate unicamente per bloccare l'emorragia. E anche se i civili riescono sfuggire ai cecchini e alle mine terrestri che circondano Raqqa – ha rimarcato Venters – devono viaggiare più di 90 miglia per ottenere ulteriori trattamenti. È l'inferno sulla terra”.

Le fonti sul campo dell’organizzazione umanitaria affermano che da quando è iniziata l’offensiva per liberare la città, qualsiasi assembramento di civili viene considerato un obiettivo militare dagli aerei della coalizione anti-Isis. La conseguenza è terribile: gli abitanti della città devastata hanno smesso di cercare di salvare i feriti tra le macerie per non rischiare di essere uccisi dai bombardamenti. Da qui l’appello di Medici per i diritti umani, più volte ribadito anche dalle Nazioni Unite, di garantire la protezione dei civili, l’accesso alle cure mediche e l’evacuazione sicura per coloro che cercano di fuggire.

Mentre l’offensiva per strappare la “capitale” siriana del sedicente Stato islamico continua. Le Sdf (Syrian democratic forces) – formate da curdi, arabi e cristiani assiri e sostenute dagli Stati Uniti – hanno cacciato l'Isis dal 70% di Raqqa. L’ultima conquista due giorni fa quando è stata liberata l’Università e si combatte per eliminare le ultime sacche di resistenza dei jihadisti nel centro della città.

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