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Obama: “Non torneremo a combattere in Iraq, ma pronti ad azioni mirate”

Il presidente Barack Obama ha ribadito che le forze americane non torneranno a combattere in Iraq ma ha aggiunto che gli Stati Uniti sono pronti a inviare fino a 300 consiglieri militari e sono pronti ad “azioni mirate”.
A cura di Susanna Picone
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Le forze americane non torneranno a combattere in Iraq ma gli Stati Uniti sono pronti a inviare sul teatro iracheno fino a 300 consiglieri militari e che sono pronti ad “azioni mirate”, se queste si renderanno necessarie e stanno lavorando per rendere sicura l'ambasciata e il personale americano. A dirlo oggi in conferenza stampa, confermando che non ci sarà un impegno diretto delle forze amate nell’Iraq devastato dall’avanzata dei miliziani filo Al Qaeda dell’Isis, è stato il presidente americano Barack Obama. Gli Stati Uniti hanno “significativamente” aumentato l'intelligence in Iraq, è quanto ha spiegato Obama il quale ha aggiunto che una guerra civile irachena “va prevenuta”. Il presidente ha respinto le indiscrezioni di stampa che vorrebbero Washington in pressing sul primo ministro Nouri al Maliki per lasciare il governo. In diretta televisiva il presidente Obama ha detto ancora che gli Stati Uniti resteranno “vigili” ma che “non è il nostro lavoro scegliere i leader dell’Iraq”. Anche l’Iran – ha spiegato Obama – può dare una mano, giocando un ruolo costruttivo “se invia il nostro stesso messaggio e se evita di incoraggiare le divisioni fra le sette”.

Prosegue l'offensiva dei jihadisti dell'Isis in Iraq

Intanto in Iraq jihadisti e lealisti si continuano a dare battaglia. L’esercito iracheno ha annunciato sulla tv di stato di tenere sotto controllo la raffineria di petrolio di Baiji, da giorni sotto l’assedio dei militanti dell’Isil. L’impianto è sotto il controllo delle forze governative, che hanno “bloccato tutti i tentativi dei terroristi di colpirla”. Bombardate le postazioni dell’Isil anche nella provincia di Diyala:18 jihadisti sono stati uccisi mentre diversi sono stati feriti. Preoccupa inoltre la notizia, stando a quanto scrive il Wall Street Journal che cita funzionari del Dipartimento di Stato Usa, che gli estremisti sunniti hanno occupato quello che era il principale impianto per la produzione di armi chimiche di Saddam Hussein, nel quale si trova ancora oggi un deposito di materiale “proibito”.

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