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No Tav, Riesame: “Gli attacchi al cantiere sono terrorismo per danneggiare l’Italia”

Quattro attivisti, arrestati lo scorso 9 dicembre, avevano partecipato agli scontri al cantiere della Tav a Chiomonte lo scorso maggio. “E’ ravvisabile la finalità di terrorismo”, si legge nelle motivazioni dei giudici.
A cura di B. C.
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Secondo il Tribunale del Riesame di Torino l’attacco al cantiere della TAV in Valle di Susa dello scorso maggio è un’azione terroristica perché "idonea ad arrecare grave danno" all’immagine dell’Italia. Questa è anche la spiegazione con cui i giudici motivano il carcere per i quattro attivisti del movimento contrario alla linea ad alta velocità arrestati lo scorso 9 dicembre. "L’azione è idonea per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese. È stata posta in essere – aggiungono motivando l’accusa di terrorismo – allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale" scrivono i giudici nelle motivazioni.

I quattro militanti sono Claudio Alberto, 23 anni, di Ivrea, Mattia Zanotti, 29 anni, di Milano, Chiara Zenobi, 41 anni, di Torino, e Niccolo Blasi, 24 anni, di Torino. Durante il blitz avvenuto al cantiere di Chiomonte nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013, vennero lanciate pietre, petardi e bombe molotov e un generatore elettrico rimase incendiato. Alcuni provarono anche a chiudere i cancelli per evitare l'intervento delle forze dell'ordine. Si è trattato, scrivono i giudici, di "un'azione connotata da organizzazione strategica assimilabile a quella militare". L'obiettivo dei No Tav è ostacolare o bloccare la realizzazione dell'opera: ciò provoca un "danno all'immagine del Paese a livello internazionale".

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