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Nino Di Matteo: “Sulla strage di via D’Amelio non siamo mai stati così vicini alla verità”

“Siamo a un passo dalla verità sulla strage di via D’Amelio. Mai come ora siamo vicini alla verità”, ha detto il pm Nino Di Matteo nel corso della audizione davanti al Csm nell’ambito dell’indagine sui depistaggi nelle inchieste sulla strage nella quale morirono Paolo Borsellino e gli agenti della scorta.
A cura di Susanna Picone
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 “Siamo a un passo dalla verità, non siamo mai stati così vicini alla verità”. È quanto ha detto il pm Nino Di Matteo nel corso della audizione davanti alla prima commissione del Consiglio superiore della magistratura nell’ambito dell’indagine sui depistaggi nelle inchieste sulla strage di via d’Amelio, durante la quale persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. “Io e i miei familiari abbiamo pagato un prezzo altissimo per il mio impegno – ha aggiunto Di Matteo – e ora siamo a un passo dalla verità anche grazie a me e ad altri magistrati. Non è giusto essere accostati anche strumentalmente all'ipotesi di depistaggio”. E ancora, il pm ha aggiunto parlando al Csm che non è vero che in 25 anni non si è fatto niente e che ci sono 26 condanne mai messe in discussione. “Non c'è strage in Italia che abbia un numero così alto di condannati definitivi”, ha spiegato ribadendo che “non è vero che sono stati 25 anni persi, ci sono 26 affermazioni di penale responsabilità per concorso in strage su cui non c'è alcun dubbio”.

"Il furto dell'agenda rossa fu la prima azione di depistaggio" – Per arrivare alla verità sull’attentato costato la vita a Borsellino e alla sua scorta bisognerebbe, secondo Di Matteo, “approfondire il furto dell'agenda rossa sulla quale lui scriveva cose ‘molto gravi', parole sue. Il furto dell'agenda rossa fu la prima azione di depistaggio”. E questo atto secondo il magistrato “non può esser stato compiuto dai mafiosi che hanno sicuramente azionato il telecomando ma non potevano rubare l'agenda”. “Non c'è alcun dubbio – ha continuato Di Matteo – che Paolo Borsellino tenesse un'agenda rossa regalatagli dai carabinieri del Ros, non c'è dubbio che l'avesse con sé il giorno della strage. Non c'è dubbio che in quei giorni avesse annotato con trepidazione e ansia una serie di circostanze che aveva scoperto ed è certo che in quel momento ci fosse una trattativa tra Ros e Riina intermediata da Vito Ciancimino”.

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