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Nigeria, bombe in un centro commerciale: è strage

Una forte deflagrazione ha colpito verso le 16 l’Emab Plaza, centro commerciale situato non lontano dalla sede del governo nella capitale della Nigeria. I media locali parlano di “sangue e membra umane ovunque”.
A cura di Susanna Picone
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“Sangue e membra umane ovunque”: così i media nigeriani hanno descritto quanto accaduto nel pomeriggio di oggi ad Abuja, capitale del Paese, proprio mentre era in corso la partita dei Mondiali in Brasile Nigeria-Argentina. C’è stata un’esplosione, erano circa 16 (le 17 in  Italia), all’Emab Plaza, centro commerciale situato non lontano dalla sede del governo. Non c’è ancora un bilancio finale delle vittime. Sarebbero morte decine di persone, almeno una trentina secondo alcune fonti, e tanti sarebbero anche i feriti. Parlando di “sangue e membra umane ovunque”, i media locali hanno aggiunto che l’edificio teatro dell’esplosione “è in fiamme” e che molte persone sono ancora intrappolate. Una facciata dell’edificio e il parcheggio di fronte sono stati completamente devastati. Decine le macchine in fiamme. Il centro commerciale era affollatissimo al momento dell’esplosione. “Abbiamo sentito un scoppio terribile e l’edificio che tremava – così un testimone che si trovava nel centro commerciale al momento dell’esplosione -. La gente correva in mezzo al fumo all’impazzata, molti erano coperti di sangue”.

Gli attentati in Nigeria e le studentesse rapite dai Boko Haram

La capitale nigeriana negli ultimi mesi è stata teatro di violenti attentati: lo scorso 14 aprile era stata presa di mira la stazione degli autobus di Nyanya, appena fuori da Abuja. In quell’occasione un’autobomba aveva provocato 75 vittime. Il primo maggio vi era stato un altro attacco in un mercato dove un’autobomba aveva fatto 19 morti. Riflettori accesi sulla Nigeria, da diverse settimane, anche per la vicenda delle studentesse rapite dagli estremisti islamici di Boko Haram: notizia di ieri quella di un nuovo sequestro di massa nel nord del Paese. Boko Haram ha rapito sessanta fra donne e ragazze e trenta bambini in alcuni villaggi. Bottino che si va ad aggiungere alle oltre 200 studentesse sequestrate lo scorso aprile.

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