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‘Ndrangheta, decapitato il clan dei piscopisani, uno dei più feroci della Calabria

Trentuno persone sono state arrestate questa mattina all’alba in un’operazione condotta dalla polizia che ha smantellato la cosca dei piscopisani, una delle più feroci della provincia di Vibo Valentia.
A cura di Davide Falcioni
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Trentuno persone sono state tratte in arresto questa mattina da Vibo Valentia a Udine, in dieci regioni italiane, con le accuse di associazione per delinquere di tipo mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa. L'operazione, condotta dalla polizia, ha inferto un durissimo colpo alla cosca a dei "piscopisani", così chiamata perché ha la sua base operativa nella frazione "Piscopio" di Vibo Valentia. L'inchiesta è stata condotta in collaborazione con la Questura di Catanzaro, con il Servizio centrale operativo e con il coordinamento dalla Procura antimafia di Catanzaro. "Grazie alle nostre forze dell'ordine e agli inquirenti, operazioni di questo tipo mandano un segnale preciso ai clan: c'è tolleranza zero, lo Stato è più forte di voi", ha commentato il ministro dell'Interno Matteo Salvini.

Chi sono i piscopisani: uno dei clan più feroci della ‘Ndrangheta

Quello dei piscopisani è uno dei clan più feroci della ‘Ndrangheta: considerato in ascesa, si era reso responsabile di numerosi delitti nel territorio vibonese e aveva maturato l'ambizione di competere con la cosca Mancuso di Limbadi, una delle più agguerrite del panorama mafioso calabrese, egemone sulla provincia di Vibo Valentia. Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire l'organigramma della cosca, inquadrando ruoli e funzioni dei singoli membri e scoprendo che l'organizzazione era riuscita a piazzare cocaina a Palermo, a dimostrazione del ruolo ormai predominante che la ‘ndrangheta svolge nel trattare grossi quantitativi di droga a livello internazionale, rifornendo anche territori dove sono presenti altre mafie.

L'operazione ha visto l'impiego di oltre 200 poliziotti a Vibo Valentia e altri nelle province di Palermo, Reggio Calabria, Roma, Bologna, L'Aquila, Livorno, Alessandria, Prato, Brescia, Nuoro, Milano e Udine. Le persone finite in manette sono accusate anche di estorsione, danneggiamento e rapina, aggravati dal metodo mafioso, detenzione e porto illegale di armi ed esplosivi, lesioni pluriaggravate, intestazione fittizia di beni e traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Tra i 31 arrestati c’è anche Fortuna Immacolata, 61 anni, madre del boss del clan dei piscopisani Fiorillo Rosario. La donna era la "messaggera" della cosca e consegnava agli associati i messaggi del figlio rinchiuso in carcere.

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