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‘Ndrangheta: chi è Girolamo Facchineri, il latitante sorpreso in un casolare con bunker

Arrestato Girolamo Facchineri, personaggio di spicco dell’omonima cosca operante a Cittanova e nelle zone limitrofe, gravato da precedenti per associazione di tipo mafioso, estorsione e truffa aggravata. Era irreperibile dal 2016.
A cura di Susanna Picone
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Dopo due anni di latitanza i carabinieri del gruppo di Gioia Tauro e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, con il supporto del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia, hanno individuato e arrestato Girolamo Facchineri, di cinquantadue anni, personaggio di spicco dell'omonima cosca della ‘ndrangheta. Facchineri, con precedenti di polizia per associazione mafiosa, estorsione e truffa aggravata, era irreperibile dal luglio del 2016. Girolamo Facchineri è stato sorpreso dai militari in un casolare abbandonato nascosto nella vegetazione nel territorio di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria. Nel casolare sono stati trovati visori notturni, binocoli, ricetrasmittenti, una pistola scacciacani, un boiler per l'acqua calda e pannelli solari per la corrente elettrica. Come mostra il video diffuso dai carabinieri, è stato trovato anche un bunker, non utilizzato, di 1,80 m per 1,80 m e 2,10 m di altezza. La cattura dell’esponente della ‘ndrangheta è stata resa possibile grazie a una meticolosa e articolata indagine iniziata nell’ottobre del 2017 e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.

Arrestato e portato in carcere – Gli investigatori hanno sviluppato le prime informazioni e incessantemente monitorato lo stretto circuito relazionale del latitante riuscendo ad individuare l’area in cui era stato allestito il casolare. Facchineri, una volta scoperto, non ha opposto alcuna resistenza e si è lasciato arrestare. Facchineri era irreperibile da quando si sottrasse all'esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Reggio Calabria perché accusato di aver favorito la latitanza di Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, elementi di vertice delle omonime cosche dell'area tirrenica reggina catturati nel gennaio del 2016. Avrebbe procurato ai latitanti rifugi, beni materiali e li avrebbe aiutati negli spostamenti e i collegamenti con i loro familiari e gli altri membri della cosca. Condannato in primo grado nell’ambito del procedimento che ha portato all'arresto di oggi, il cinquantaduenne è tuttora imputato in secondo grado di giudizio per i reati di associazione di tipo mafioso e favoreggiamento personale aggravato e dovrà attendere l’esito del processo in carcere.

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