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‘Ndrangheta. Arrestata la criminologa Angela Tibullo: era la “consulente” dei clan

La 36enne aggregava professionisti, medici, funzionari compiacenti, e così facendo avrebbe un vero e proprio “sistema criminale”. Nelle intercettazioni diceva: “Voglio diventare la regina della penitenziaria”. L’operazione della Dda condotta dai carabinieri contro due cosche di Rosarno: 36 i fermi.
A cura di Biagio Chiariello
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C’è pure la criminologa Angela Tibullo, di 36 anni, tra le 45 persone arrestate stamattina dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria contro le cosche di ‘ndrangheta Cacciola e Grasso di Rosarno. Deve rispondere di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, corruzione in atti giudiziari e intralcio alla giustizia. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, la donna “è risultata determinante nelle dinamiche associative e nel perseguimento degli interessi illeciti di alcune cosche di ‘ndrangheta”. Gli investigatori spiegano che avrebbe raggiunto il suo scopo "aggregando professionisti, medici o funzionari compiacenti, funzionali ad agevolare il conseguimento degli ingiusti vantaggi per i propri assistiti, o minacciando di escludere da successivi ‘affari' quelli che dimostravano di non rispettare le sue indicazioni".

“Dagli approfondimenti svolti dai militari dall'Arma di Gioia Tauro – riferiscono i carabinieri in una nota – è emerso chiaramente il ruolo rivestito dalla criminologa Tibullo che, nella piena consapevolezza dell'illiceità del suo agire, si è prodigata in favore degli affiliati detenuti per far ottenere loro la scarcerazione per incompatibilità con il regime carcerario, redigendo false consulenze e corrompendo i periti d'ufficio nominati dall'autorità giudiziaria per valutarne lo stato di salute o i medici impiegati all'interno delle strutture di reclusione".

Le indagini erano state avviata nel settembre del 2017 dal Nucleo investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro, e il 9 luglio scorso avevano portato al fermo di 32 persone. Emerge, in particolare, le responsabilità penali di quattro donne, che con le loro condotte hanno apportato, secondo l’accusa, un contributo sostanziale al perseguimento dei fini illeciti dell’organizzazione. Nello specifico avrebbero favorito la veicolazione dei messaggi fra i vari affiliati, anche con quelli detenuti, e di avere gestito in prima persona le iniziative imprenditoriali avviate per riciclare il denaro ricavato dal narcotraffico. Oltre ai destinatari del fermo, fra gli arrestati ci sono anche sette persone con ruoli di rilievo nelle cosche Cacciola e Grasso di Rosarno, entrambe dedite alle estorsioni e all'importazione di quintali di cocaina purissima dal Sudamerica e di hashish dalla Spagna e dal Marocco, destinate a varie piazze di spaccio in Lombardia, Piemonte e Sicilia.

"Inoltre – scrive ancora l'Arma – sono stati documentati numerosi episodi che confermano la consapevole agevolazione delle condotte criminali dei propri assistiti, avendo veicolato all'esterno delle carceri i messaggi dei detenuti e avendo fornito ogni altra forma di ausilio agli associati, tanto da essersi prodigata anche per reperire le abitazioni dove far trascorrere le misure detentive alternative al carcere o quant'altro necessario all'ottenimento delle autorizzazioni da parte dell'autorità giudiziaria ai soggetti apicali dei sodalizi richiamati che lamentavano delle incompatibilità putative con il regime carcerario".

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