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Naufragio tra Spagna e Marocco: morte 22 persone, i corpi buttati in mare per sopravvivere

Una nuova tragedia nel Mediterraneo: 22 persone sono morte mentre cercavano di raggiungere la Spagna a bordo di un gommone su cui viaggiavano 49 migranti. I sopravvissuti hanno raccontato di aver buttato in acqua i cadaveri dei loro compagni. “Se fossero stati europei – denuncia l’attivista Helena Maleno – non sarebbero morti”.
A cura di Mirko Bellis
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Una nuova tragedia nel Mediterraneo: 22 persone sono morte mentre cercavano di raggiungere la Spagna a bordo di un gommone. Sull'imbarcazione viaggiavano 49 migranti, partiti martedì da Alhucemas, sulle coste marocchine. I superstiti sono stati salvati ieri dal traghetto Vronskiy impegnato nella rotta tra Melilla e Motril, in Andalusia. L'equipaggio del Vronskiy ha incontrato mercoledì pomeriggio il gommone in difficoltà a 22 miglia da Cabo Tres Forcas, nelle acque territoriali del Marocco: a bordo c’erano solo 27 persone. I sopravvissuti al naufragio hanno raccontato che per sopravvivere loro hanno dovuto buttare in mare i corpi dei loro compagni, quando capivano che erano ormai senza vita. Tre uomini, due donne e una bimba di 11 anni sono state portati in elicottero del soccorso marittimo spagnolo ad Almeria, dove si trovano ricoverati con sintomi di ipotermia.

Il primo allarme di un gommone in difficoltà con a bordo migranti era stato lanciato martedì pomeriggio dalla Ong spagnola Caminando Fronteras. Un areo di Frontex e dell’aeronautica spagnola si erano alzati in volo senza però avvistare l’imbarcazione. Secondo la Ong, i due velivoli si sarebbero limitati a perlustrare la zone di mare di competenza della Spagna, senza spingersi nelle acque territoriali marocchine. “Ormai è quasi notte e non abbiamo ancora notizie del gommone con 49 persone a bordo, tra cui due donne e una bambina di 11 anni, scomparso nel mare di Alborán. Inshallah”, aveva scritto l’attivista Helena Maleno sul suo account Twitter.

E sempre su Twitter è stato pubblicato anche il video con i drammatici momenti in cui il traghetto Vronskiy porta in salvo i migranti sopravvissuti sull'imbarcazione parzialmente affondata.

Dopo la notizia della morte dei 22 migranti, Maleno ha criticato duramente il protocollo di salvataggio marittimo siglato tra Spagna e Marocco.  L'attivista e fondatrice di Caminando Fronteras ha denunciato come queste morti siano il risultato delle politiche migratorie adottate dal governo socialista spagnolo. “Le nuove politiche di controllo dell'immigrazione impediscono di mettere a disposizione tutti i mezzi necessari per garantire il diritto alla vita”, ha dichiarato Maleno.  “Se ieri queste persone fossero state europee, l'aereo avrebbe continuato la ricerca, anche nell'area di competenza marocchina. E se lo avesse fatto, non sarebbero morte”. “Non possiamo tacere: le nuove direttive politiche sui salvataggi uccidono”, ha scritto Maleno su Twitter.

Maleno si riferisce alle nuove linee guida stabilite tra Spagna e Marocco in materia di salvataggi marittimi. Dall'inizio del 2019, infatti, Madrid ha smesso di aiutare i migranti che si trovano in difficoltà nelle acque territoriali marocchine, lasciando a quest’ultimo Paese il compito di soccorrere i barconi. Ma dopo gli ultimi naufragi, è apparso evidente che i mezzi della marina marocchina sono limitati e inadatti ad evitare le morti in mare. A finire nel mirino delle critiche delle Ong è appunto la scarsa comunicazione esistente tra i due Paesi con i soccorritori marocchini che, in alcuni casi, non hanno nemmeno risposto alle chiamate dei loro omologhi spagnoli.

Secondo gli ultimi dati diffusi dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), nel 2019 gli arrivi in Spagna via mare sono stati 8.834. Nel 2018, le persone che hanno raggiunto le coste spagnole sono state quasi 60mila. L'anno scorso, i morti nella traversata del sottile lembo di mare che separa la Spagna dal Marocco sono stati invece 811.

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