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La proposta di Nature: “La Terra dei Fuochi? Diventi laboratorio sui veleni”

La prestigiosa rivista scientifica dedica un editoriale alla Terra dei fuochi in Campania sostenendo l’idea di un programma di ricerca e biomonitoraggio per capire nel corso degli anni con quali sostanze inquinanti vengono a contatto i residenti. Il tutto, usando parte dei fondi europei 2007-2013 ancora disponibili.
A cura di Redazione
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Un grande terreno per cavie? Scatole nere umane il cui ruolo è vivere in un'area compromessa dal punto di vista dell'inquinamento per dimostrare, dati alla mano, quanto abitare intorno a discariche non controllate e respirare i fumi degli incendi tossici faccia male alla saslute. Si chiama "esposomica", ovvero mappatura delle sostanze a cui iniziamo ad essere esposti fin dalla nascita, ed è in sintesi quel che propone la prestigiosa rivista "Nature" per la Terra dei fuochi, in un editoriale sul numero in uscita domani anticipato sul sito del periodico scientifico americano. L'articolo non firmato sposa l'idea di Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell'Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli che in sostanza propone di realizzare, con parte dei 6,9 miliardi di euro di fondi europei destinati alla Campania per il periodo 2007-2013, un programma di «di ricerca e biomonitoraggio» all'interno dell'area compresa tra le province di Napoli e Caserta.

Terra dei Fuochi, scrive Nature: «Nell'area uno stile di vita meno salutare»

«La polizia ambientale – scrive Nature – ha finora identificato 32 siti contaminati con almeno di 3,5 milioni di metri cubi di rifiuti tossici». Secondo la rivista occorrerebbe tuttavia un approfondimento in un'area povera dove la gente fuma di più e adotta stili di vita non salutari. Per questo motivo, dunque, la Terra dei Fuochi dovrebbe diventare un ‘laboratorio a cielo aperto' sugli effetti dell'inquinamento sulla salute, utilizzando i fondi Ue. I precedenti, spiega l'editoriale, esistono già, come nella città greca di Salonicco in cui con i fondi europei è stato avviato un progetto per individuare tracce della combustione delle biomasse nel sangue e nelle urine degli abitanti. «L'idea di Ciliberto – conclude l'articolo – merita di essere presa in considerazione».

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