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Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

Violenze in carcere a Santa Maria Capua Vetere, chieste condanne per due poliziotti

Chiesta condanna per due dei poliziotti per le violenze in carcere a Santa Maria Capua Vetere; nel processo il ministero della Giustizia come parte civile e responsabile civile.
A cura di Nico Falco
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La Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha chiesto la condanna per due degli agenti della Polizia Penitenziaria finiti sotto processo, con rito abbreviato, per le violenze sui detenuti avvenute nel carcere sammaritano: sei anni di reclusione per Angelo di Costanzo e 3 anni e otto mesi per Vittorio Vinciguerra, entrambi imputati di lesioni, abuso di autorità e tortura. Il procedimento nasce dai fatti avvenuti il 6 aprile 2020, alla sbarra sono finiti altri 105 imputati tra agenti, funzionari del Dap e medici dell'Asl, per i quali è in corso il rito ordinario.

I due poliziotti sono stati gli unici a scegliere il rito abbreviato per il processo, che consente uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna ma non permette l'acquisizione di ulteriori prove oltre a quelle raccolte durante le indagini; a Vinciguerra il reato di tortura viene contestato in merito a un episodio del 10 marzo 2020, un mese prima dei pestaggi in carcere. Il processo si sta tenendo nell'aula bunker annessa al carcere di Santa Maria Capua Vetere, la stessa dove si sta svolgendo quello con rito ordinario per gli altri imputati (la prossima udienza è stata fissata per l'8 marzo).

Nel rito abbreviato per i due agenti il ministero della Giustizia compare sia come parte civile (insieme a decine di detenuti vittime dei pestaggi), quindi con la possibilità di richiedere un risarcimento ai due imputati in caso di condanna, sia come responsabile civile, e potrebbe cioè essere chiamato a risarcire le vittime nel caso i due poliziotti non avessero le risorse sufficienti; il Ministero è presente nella duplice veste anche nel rito ordinario in corso per gli altri imputati.

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