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Molestie sessuali alle studentesse universitarie, da Instagram le segnalazioni. Poi denunce e inchiesta

Dopo la prima denuncia, i rappresentanti degli studenti avevano invitato le vittime a farsi avanti tramite Instagram: erano arrivate numerose testimonianze.
A cura di Nico Falco
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Prima la segnalazione da parte di una studentessa, poi il post su Instagram che aveva fatto da "aggregatore", convincendo altre ragazze a raccontare quello che avevano subìto e permettendo, prima ai professori e ai rappresentanti degli studenti dell'Università degli studi di Napoli Federico II e poi ai carabinieri, di delineare l'intero quadro: quelle violenze sessuali andavano avanti da anni, e probabilmente le vittime non sono le 6 identificate ma almeno una trentina.

Una delle segnalazioni arrivate racconta un episodio che risale ad anni prima, e che ricalca in tutto la dinamica degli altri: è praticamente una fotocopia di tutte le altre. Ma con un particolare ancora più incredibile: la ragazza racconta che l'uomo, nel palpeggiarla, avrebbe spacciato quel modo di fare per un rimedio contro l'ansia e che sarebbe consistito nel combattere la pressione creandone altra.

Retroscena dell'indagine che ha portato in manette un tecnico di laboratorio del Dipartimento di Biologia dell'università napoletana, accusato di violenza sessuale continuata ai danni di diverse studentesse e sottoposto oggi agli arresti domiciliari.

La svolta per le indagini: il post su Instagram

La storia, o perlomeno quest'ultima parte, comincia alla fine del 2021, quando una studentessa si presenta ai carabinieri per denunciare di essere stata molestata dal tecnico di laboratorio. Racconta di quel tecnico di laboratorio che prima si era mostrato fin troppo "amichevole" e che poi, quando erano rimasti da soli, con la scusa di aiutarla con delle lezioni l'aveva palpeggiata. Dice di aver raccontato tutto anche a una professoressa, e che quest'ultima le ha detto che sarebbe stata ricontattata dal CUG, il Comitato Unico di Garanzia.

L'appello allo sportello d'ascolto Cug

Viene fuori che allo sportello di ascolto del Cug sono già arrivate segnalazioni di molestie sessuali che riguardano quello stesso tecnico di laboratorio. Ne sono una trentina, ma con uno scoglio importante: a differenza dell'ultima, sono anonime e le vittime non hanno sporto denuncia alle forze dell'ordine. Le professoresse che avevano ricevuto le segnalazioni e alcuni studenti decidono così di pubblicare un appello.

Lo fanno sulla pagina "Biostudenti – Unina" e invitano chiunque avesse subito molestie, o fosse a conoscenza di episodi del genere, a farsi avanti. Le segnalazioni arrivano, anche sugli altri social. E non sono tutte recenti: una di queste risale al 2018, riguarda lo stesso tecnico e racconta una storia identica a quella denunciata dalla prima studentessa ai carabinieri.

Parte un procedimento disciplinare, il tecnico viene convocato ma nega tutto. La Federico II lo sospende per 30 giorni. Pochi giorni dopo arrivano altre mail che accusano l'uomo, parte quindi un secondo procedimento disciplinare. Al termine del periodo di sospensione rientra in servizio, ma viene assegnato ad un altro ufficio, dove non ha contatti con gli studenti.

In quei giorni viene anche ascoltata una collega del tecnico. La donna racconta di aver sorpreso in laboratorio l'uomo con la prima studentessa (ma di non essersi accorta delle molestie, interrotte proprio dal suo arrivo) e ricorda un altro episodio: il tecnico era stato picchiato da uno studente, che lo accusava di avere palpeggiato la fidanzata, e non aveva voluto sporgere denuncia né chiamare un'ambulanza. Le diverse segnalazioni vengono trasmesse ai carabinieri, che mettono i tasselli in fila: ascoltano le persone coinvolte, ricostruiscono date e fatti.

Il Gip: "Indagato incapace di controllare impulsi sessuali"

Il ruolo fondamentale del post su Instagram è stato riconosciuto anche dal gip, che nel sottolineare la fondatezza delle accuse rileva: "deve escludersi qualsivoglia intento calunniatorio delle vittime, che non avrebbero avuto alcun interesse ad accusare l’indagato di condotte illecite, ove dallo stesso non commesse. L’assenza del predetto intento trova conferma nel fatto che molte delle persone offese neppure avrebbero riferito alle forze dell’ordine quanto patito, se non fossero state convocate per l'assunzione a sommarie informazioni testimoniali, dopo che esse avevano risposto al post di cui sopra".

Le testimonianze raccolte, sottolinea ancora il gip, sono tutte praticamente identiche, raccontano lo stesso tipo di condotta con le medesime modalità nonostante le vittime non solo non avessero concreti motivi per accusare l'uomo falsamente, ma nemmeno si conoscessero tra loro e quindi appare da escludere che avessero concordato una linea comune.

Relativamente all'applicazione della misura cautelare, il Gip sottolinea ancora "la facilità e la disinvoltura con cui l'indagato ha realizzato più condotte di violenza, agendo secondo uno schema consolidato, palesando la mancanza di qualsivoglia forma di controllo dei suoi impulsi sessuali". L'uomo è stato licenziato dalla Federico II.

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