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Segregata in casa dalla madre in Irpinia: la vittima anche sottomessa e violentata dai fratelli

I fratelli della ragazza segregata ad Aiello del Sabato sono indagati per violenza sessuale ed in concorso per maltrattamenti, lesioni e sequestro di persona con la madre.
A cura di Anna Vagli
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Nell’immaginario collettivo, l’abusante sessuale è un soggetto sconosciuto, spesso corrispondente alla versione stereotipata dell’uomo anziano che si aggira con l’impermeabile nei cortili delle scuole offrendo caramelle. Pochi, invece, sono consapevoli che la maggior parte di questi predatori sono parenti e abitano tra le mura domestiche. Proprio come è accaduto ad Aiello del Sabato.

Dopo la madre, lo scorso 23 dicembre, a finire dietro le sbarre è stato il fratello più grande della giovane ventunenne segregata dalla famiglia per quattro lunghi anni. Il giovane è stato infatti gravato da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Avellino. Le accuse sono pesantissime. Concorso con la madre in maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e tortura. Ma il giovane è ora accusato anche di violenza sessuale. Addebiti ricaduti persino su un altro fratello della vittima, indagato però a piede libero perché minorenne.

Che famiglia era quella di Aiello del Sabato?

Una famiglia totalmente disfunzionale. Un nucleo tramutato in branco, nel quale la madre ha vestito per anni i panni del capo. Un meccanismo che funzionava alla perfezione perché ogni membro ricopriva un ruolo specifico. Il motore era sicuramente rappresentato dall’invidia distruttiva nutrita dalla donna nei confronti delle figlie, in modo particolare della ragazza che teneva segregata. Per questa ragione, vedeva solamente un obiettivo: annientarla in ogni sfera della sua esistenza, sia fisica che psichica.

Dietro il nuovo arresto, dunque, anche l’ombra dell’incesto. Che, per definizione, afferisce al rapporto sessuale tra due persone, tra le quali esistono determinati vincoli di consanguineità, parentela o di affinità. L’incesto viola il principio di base della fiducia tra bambini e adulti. Se tua madre non ti protegge dagli orchi, ma li incita, chi altri ti proteggerà nella vita?

Il ruolo dei fratelli maschi di casa

Più che consanguinei, i maschi della casa degli orrori sono qualificabili come “fratelli coltelli”. La madre aveva infatti deciso di dare le figlie femmine in pasto ai figli maschi, considerati alleati nel concretizzare il suo piano diabolico: sottomettere le persone a lei legate biologicamente. Persone delle quali gestiva le vite in maniera dispotica.

Un attacco confusivo e destabilizzante quello di natura sessuale. Del resto, stando alle dichiarazioni della ventunenne, la madre colludeva in questo modo. Attraverso la promozione di pratiche incestuose tra di loro. Pratiche finalizzate a tenere in piedi con ogni mezzo una famiglia disgregata. Aggiungendo in questo modo alla violenza del trauma quella della squalifica.

Ancor più nel dettaglio, la donna agiva animata – come accade in dinamiche di questo tipo – da una forte paura del crollo del nucleo familiare.

Rapporto padre-figlie

Le figlie femmine erano costrette a vivere in quella casa degli orrori nella totale solitudine e rifiutate da entrambe le figure di riferimento: quelle genitoriali. Anche il padre, infatti, è stato senza dubbio un ingranaggio nella macchina degli orrori azionata dalla madre carceriera. Complice. Perché solamente così può definirsi un padre che resta inerte perfino quando la figlia le confida di attuare quasi quotidianamente gesti autolesionistici. Un silenzio che, in simili condizioni, assume i connotati assenso. Perché schiaccia le figlie vittime di abuso. Un circolo vizioso senza soluzione di continuità.

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